Il social è fra i vicini: dopo la rinascita di Nextdoor anche Facebook testa Neighborhoods

Il social è fra i vicini: dopo la rinascita di Nextdoor anche Facebook testa Neighborhoods

TEMPO di distanziamento sociale. E il nostro mondo di riferimento rischia di restringersi. Quartieri, aree e condomini recuperano – come l’abitazione – un ruolo essenziale nelle diradate reti sociali delle persone. Così le piattaforme digitali seguono i cambiamenti imposti dalla pandemia. Anche Facebook sta cercando di capire come infilarsi più efficacemente nella partita, che è già in mano a piattaforme come Nextdoor, testando a Calgary, in Canada, la sua ultima funzionalità. Senza troppe sorprese battezzata Neighborhoods. Ce ne sono d’altronde di vicini fra i 2,7 miliardi di utenti della piattaforma e i quasi due che partecipano ai gruppi.
 

Mentre proprio Nextdoor sembra prepararsi alla quotazione in borsa per una valutazione fra 4 e 5 miliardi di dollari, Menlo Park ha dunque iniziato a sperimentare il suo clone che tuttavia segue logiche un po’ diverse. I gruppi sulla piattaforma di Mark Zuckerberg vengono per esempio generati automaticamente: all’interno ci si può collegare e conversare come in ogni altro gruppo, con la differenza che si tratta di vicini, iscriversi ad attività o vendere e acquistare in zona. Tutto ciò che in fondo già si fa informalmente, con le migliaia di gruppi di quartiere o mercatini di vendita e scambio ma fatto meglio, in modo più strutturato e organizzato. “Più che mai le persone stanno usando Facebook per essere coinvolte dalle loro comunità locali – ha spiegato un portavoce al sito TechCrunch – per aiutarli, stiamo effettuando un test limitato di Neighborhoods, uno spazio dedicato all’interno di Facebook per consentire alle persone di collegarsi con i loro vicini”. Presto lo strumento sarà attivato anche in altri mercati.
 


Come si nota dagli screenshot diffusi da un social media strategist canadese che per primo ha scovato la novità, la sezione apparirà nel menu dell’app principale di Facebook, fra il Marketplace, i Gruppi, gli Amici, le Pagine, gli Eventi e tutto il resto. I gruppi vengono creati in base alla geolocalizzazione e si attivano quando un numero sufficiente di “amici” ha aderito, proprio come su Nextdoor. Al contrario della più nota piattaforma in questo ambito, però, i gruppi non sono creati e gestiti da amministratori ma sono appunto spinti e realizzati direttamente da Facebook. Con ogni probabilità, tutto ciò che già esiste ed è relativo a quell’area, come i milioni di gruppi locali, sarà spinto in qualche modo ad aderire al più ampio contenitore su Neighborhoods. In termini di adesione individuale, una volta confermata la propria posizione la piattaforma propone il gruppo Neighbohoods più adeguato e alcuni limitrofi. Se quello del proprio quartiere non è ancora attivo se ne può incentivare la nascita invitando altri vicini di casa o residenti del posto. In termini di privacy, invece, è possibile decidere cosa possano vedere gli altri partecipanti quando esplorano il profilo di un utente a partire da un gruppo di vicinato senza essere ufficialmente “amici”.
 
Si tratta di fatto di megagruppi geolocalizzati, un modo per continuare a promuovere l’uso della piattaforma attraverso uno strumento che – notizie fresche per bocca di Zuckerberg al Community Summit dell’inizio del mese – coinvolge ben 1,8 miliardi di persone con 70 milioni di amministratori e moderatori che gestiscono, e gratis, queste pagine in cui le persone si ritrovano per discutere dei propri interessi, dei timori, delle opportunità o per scambiarsi beni e servizi. Le comunità, come gli amici e la famiglia, sono il terzo pilastro del nuovo Facebook “intimista” impostato dal cofondatore ormai all’inizio dello scorso anno.
 


La guerra con il principale concorrente, Nextdoor appunto, si preannuncia dunque durissima. Anche perché la piattaforma, lanciata ormai nel 2011, ha trovato di recente nuova linfa, è riuscita a sollevarsi dagli abusi del passato e a reinventarsi proprio grazie a una serie di programmi di assistenza fra vicini lanciati nel corso dell’emergenza coronavirus. In Italia la creatura fondata a San Francisco da Nirav Tolia, Prakash Janakiraman, David Wiesen e Sarah Leary è sbarcato appena due anni fa e secondo le informazioni più recenti le percentuali di quartieri attivi su Nextdoor toccano livelli notevoli, con una penetrazione del 100% in quasi tutti i principali centri urbani come Milano, Firenze, Bologna, Torino e Roma. Sono cinque i quartieri sul podio dei più grandi d’Italia: Marconi a Bologna con oltre 1.100 membri, Gambara a Milano con oltre 850 membri, Don Bosco a Roma con oltre 700 membri, Rifredi a Firenze con oltre 550 membri e Vanchiglia a Torino con oltre 500 membri. Su scala globale Nextdoor conta 268mila quartieri attivi.
 
Anche nel nostro paese Nextdoor ha attivato una serie di partnership con agenzie pubbliche tra cui quella con la Croce Rossa, il ministero della Salute e Confcommercio. Mentre l’introduzione nell’app delle Pagine aziendali ha offerto una funzionalità dedicata ai liberi professionisti e alle attività commerciali locali che hanno potuto creare gratuitamente un profilo per farsi conoscere e valorizzarsi all’interno della comunità di riferimento. Significative anche le risposte attivate in un momento difficile come quello passato a partire dallo scorso marzo, dicono dalla divisione italiana: il dovere di mantenere il distanziamento sociale per combattere la diffusione di Sars-Cov-2 e il bisogno di sentirsi meno soli, così come la necessità di comunicare, ha portato sempre più persone a navigare sulla piattaforma per offrire aiuto a chi ne avesse bisogno. Per favorire e facilitare queste buone pratiche sono state perciò introdotte nuove funzionalità come la Mappa della solidarietà. All’interno dell’app, fra l’altro, c’è la possibilità di creare dei gruppi di interessi, e negli ultimi sei mesi ne sono stati creati oltre 600.
 
Non proprio un social, ma un’interessante tecnologia che ruota comunque intorno alla vita del condominio e del quartiere, è Laserwall. Una piattaforma italiana lanciata nel 2016 da Salvatore Dolce che consiste in una bacheca digitale interattiva installata negli androni dei palazzi e un’app dedicata. Al momento ce ne sono 3mila fra Milano, Monza e Roma. Dov’è presente, Laserwall funziona: l’87% delle famiglie interagisce almeno una volta al giorno con questa sorta di “portiere digitale” per un totale di 675mila sessioni attive mensili. Anche Laserwall ha messo a disposizione la propria tecnologia a chiunque voglia aiutare persone anziane e fragili che devono uscire di casa il meno possibile grazie a una partnership specifica e ha introdotto alcune funzionalità come “La spesa”: consente agli inquilini del palazzo la possibilità di organizzarsi in gruppi per acquistare una selezione esclusiva di prodotti di alta qualità e servizi a prezzi vantaggiosi. Fra le ultime novità, anche un sistema di controllo degli accessi per le aree comuni del condominio (giardini, aree giochi per bambini, lavanderie, aree ristoro, palestre, piscine, sale riunioni, locali per feste o qualsiasi altro spazio utilizzato in condivisione), così da evitare assembramenti.
 
 
 
 
 

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