La Apple di Tim Cook tra visione e innovazione

La Apple di Tim Cook tra visione e innovazione

No, non parliamo di prodotti, della Apple TV, dell’incredibilmente potente e sottile nuovo Mac, non parliamo della carta di credito, dei programmi televisivi, del nuovo colore dell’iPhone. No, proviamo a capire con che azienda abbiamo a che fare. Perché forse solo così potremmo cominciare a capire di cosa
parliamo quando parliamo di Apple.

Già, che azienda è? Una delle aziende del nuovo mondo digitale, ma non una come tutte le altre. Non è Facebook, che è solo digitale, e nemmeno Microsoft, che ha sia software che hardware, ma si muove in molti meno ambiti. Non è Samsung che produce macchine e offre servizi ma non realizza programmi “televisivi” (se ha ancora un senso chiamarli così) e nemmeno servizi finanziari avanzati come la Apple. Non è Google, ma fa molte delle cose che fa Google e molte che Google (o Alphabet) non fa. Ebbene, possiamo dire che Apple ha un’azienda che, dopo aver avuto diversi centri, oggi non ha più un centro e probabilmente non lo avrà mai più, il che significa, a guardarla a occhio nudo, che probabilmente non vivrà mai più gli alti e bassi della sua storia passata, quando aveva il centro nei computer, o quando l’ha avuto nella musica, o ancora nella “smartphonia”, sta costruendo il proprio universo, in costante espansione, in modo di non dover patire crisi pesanti se uno dei molti comparti in cui si muove dovesse andare in sofferenza. E questo perché è sempre all’avanguardia, perché continua a produrre device e servizi di grandissimo livello, di indiscutibile qualità, in campi sempre diversi e sempre nuovi, aggiornando i prodotti già noti a livelli di potenza e comodità inauditi.

Tim Cook ci ha accompagnato in un mondo che mescola la fisicità dell’hardware, della quale non possiamo fare a meno, con l’eterea superpotenza digitale, attraverso app e servizi che animano dei device che non hanno più destinazione d’uso, ma diventano quello che noi vogliamo a seconda delle nostre necessità. E’
così principalmente per l’iPhone e per il nuovissimo iPad Pro presentato a Cupertino, ma è vero anche per l’ultrasottile e ultrapotente nuovo Mac, che del “computer” ormai non ha neanche l’apparenza, è solo uno schermo, un gigantesco iPad, da tenere sul tavolo, o un immenso iPhone se vogliamo vederla in un altro modo. iPhone, iPad Pro e il nuovo Mac, sono declinazioni di un unico prodotto, di un unico pensiero, di un’unica visione, un device che può prendere diverse forme e quindi essere destinato a compiti diversi a seconda di quello che a noi serve, macchine multifunzione che offrono servizi di ogni genere, dall’intrattenimento al lavoro, fino ai servizi finanziari della Apple Card. Apple non ha un futuro ma molti futuri contemporaneamente, è un azienda che contiene una moltitudine di aziende, è un progetto con molti progetti, non ha un centro perché ogni volta può cambiare il suo focus e orientarsi da qualche altra parte nel campo dei servizi e delle app, può anche sbagliare un prodotto, se mai, perché ha altre mille strade per produrre revenues ed essere sul mercato con forme, oggetti, proposte, differenti. E’ un brand, sotto al quale tante altre cose possono prendere forma, dal televisore (in fin dei conti potrebbe essere un enorme iPad…) del futuro a qualche device che ancora non conosciamo ma che probabilmente già qualcuno in qualche laboratorio sta inventando. E’ il brand che significa  innovazione, stile, e immaginazione, ed è questo che Steve Jobs, in fondo, pensava.

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