Young MkIV: “Dac” oggi la nostra musica quotidiana

Young MkIV: “Dac” oggi la nostra musica quotidiana

E così il vecchio vinile ha avuto la sua rivincita: secondo i dati della Federazione industria musicale italiana (Fimi), nella prima parte del 2021 è cresciuto del 121 per cento, superando il cd che ormai è in calo costante. Ora vale più di un decimo del mercato, anche se il vero vincitore è lo streaming, che ne occupa l’80 per cento.

Per quanto strano possa sembrare, Lp e file musicali in alta risoluzione hanno qualcosa in comune. Non parliamo di Spotify, che al vero hd audio ancora non è arrivato (dovrebbe farlo entro fine anno), ma di quei Master Quality Authenticated (Mqa) che si trovano su servizi come Tidal o dei file in Hi-Res Audio di Qobuz. Ebbene, riuscire ad ascoltarli al massimo delle loro possibilità è impresa alchemica, che comporta l’avventurarsi nella piccola, folle, nicchia chiamata alta fedeltà. Proprio come si faceva e si fa ancora oggi, con gli Lp. Non si tratta solo di giradischi da una parte, o di convertitore da digitale ad analogico (dac) dall’altra, bensì di tutta la catena, fatta di equilibri delicati con amplificazione e casse.

Ne parleremo magari in una delle prossime puntate, nel frattempo fermiamoci ai dac. Il loro compito è prendere i dati digitali di un file e trasformarli in segnale analogico, pronto per essere amplificato. Sulla carta non sembra poi gran cosa e invece il suono cambia in maniera radicale secondo il dac che si usa, a patto di avere un’amplificazione e delle casse di livello elevato. Di recente ne abbiamo provato uno che ci ha colpito: lo Young Mk IV della pisana M2Tech, fondata da Marco Manunta, che tanto piace a musicisti come Paolo Fresu e a ingegneri del suono del calibro di George Massenburg che ha al suo attivo un Grammy e oggi insegna alla McGill University a Montreal, in Canada.

Rispetto alla versione precedente, lo Young Mk IV ha fra le altre cose un nuovo chip di conversione della Asahi Kasei di livello ben più alto se paragonato al Texas Instrument impiegato sull’MK III. Una volta collegato allo smartphone, meglio al pc sempre usando l’usb, fa emergere dettagli prima inudibili, con una dinamica e una scena sorprendenti. Notevole. Peccato sia anche aumentato il prezzo, si è passati da 1300 a 2400 euro circa, sport praticato con nonchalance nel mondo dell’hi-fi. Almeno però in questo caso il salto in avanti è netto, al contrario di altri apparecchi di marchi anche molto noti dove la qualità nel tempo è perfino calata mentre i prezzi andavano alle stelle.

Se cercate qualcosa più a buon mercato, c’è il Mojo della britannica Chord, a patto di riuscire a digerire il design anni Ottanta. Non va altrettanto bene, però, e in ogni caso costa oltre 400 euro. Che comunque, nel pazzo settore dell’hi-fi, sono considerati spiccioli.

Sul Venerdì del 14 maggio 2021

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