Un’ora in meno di smartphone al giorno basta per essere più felici?

Un’ora in meno di smartphone al giorno basta per essere più felici?

“E questo succede perché sei sempre con quel telefono in mano!”: c’è un trend su TikTok, in cui la Generazione Z prende in giro genitori o altri parenti, colpevoli di dare la responsabilità di ogni situazione spiacevole all’uso dello smartphone. E in effetti, la percezione che il nostro inseparabile dispositivo mobile possa fare male è estremamente presente nel senso comune.

Tuttavia, i dati in ricerca scientifica sono contrastanti: è difficile, in altre parole, stabilire una correlazione tra l’uso dello smartphone e un qualche genere di malessere.

Quanto dobbiamo usare lo smartphone ogni giorno?

Quello che si può provare a fare è rispondere a un altro tipo di domanda, che riguarda la quota di tempo in una giornata in cui sarebbe giusto usare lo smartphone. Una ricerca tedesca ha provato a dare un’indicazione di massima abbastanza utile: usare il telefono un’ora in meno al giorno avrebbe una correlazione positiva con il benessere delle persone.

L’esperimento ha coinvolto 619 partecipanti, che sono stati assegnati casualmente in 3 gruppi diversi: il primo ha dovuto abbandonare completamente lo smartphone per una settimana; il secondo ne ha appunto ridotto l’uso di un’ora al giorno; il terzo ha mantenuto le abitudini di sempre.

Dopo l’esperimento, i ricercatori hanno intervistato i partecipanti immediatamente dopo la settimana di test, un mese dopo e 4 mesi dopo: “Abbiamo scoperto – ha detto Julia Brailovskaia, che ha guidato il team di scienziati, su Science Daily – che sia l’astinenza sia la riduzione nell’uso dello smartphone hanno avuto effetti positivi sullo stile di vita e sul benessere delle persone che hanno preso parte all’esperimento”. In particolare, nei due gruppi sono stati registrati una maggiore soddisfazione e una crescita sostanziale del tempo trascorso a fare attività fisica. Allo stesso tempo, sono calati i sintomi di depressione e ansia e il consumo di nicotina.

Ciò che è interessante è che i risultati più stabili sono stati per chi ha solo diminuito di un’ora al giorno l’uso dello smartphone. In particolare, quell’esperienza sembra avere modificato le abitudini delle persone coinvolte che, anche 4 mesi dopo, hanno diminuito l’uso dello smartphone di circa 45 minuti in media ogni giorno.

L’esperimento è stato raccontato in un articolo intitolato Finding the “sweet spot” of smartphone use: Reduction or abstinence to increase well-being and healthy lifestyle, pubblicato sul Journal of Experimental Psychology: Applied.

Lo smartphone e la battaglia per la nostra attenzione

Il focus sui tempi di utilizzo dei dispositivi digitali non è solo una battaglia di retroguardia, di paura nei confronti delle innovazioni. È anche una sfida che riguarda la nostra attenzione, le cose su cui decidiamo di concentrarci su base quotidiana. Ne ha parlato l’attuale consulente dell’amministrazione Biden, Tim Wu, che nel libro The Attention Merchants (edito da Atlantic Books e non ancora tradotto in italiano) racconta la storia di questa battaglia e il livello che ha raggiunto in questi ultimi anni: “Fin dall’inizio l’industria dell’attenzione, in molte forme, ha chiesto e ottenuto sempre più dei nostri momenti di veglia, in cambio di nuovi benefici e svaghi, creando un mercato che ha trasformato le nostre vite – si legge – In questi anni, come società e come individui, abbiamo accettato un’esperienza di vita che in tutte le sue dimensioni risulta mediata come mai in passato”.

Che significa? Significa che i giornali, la tv, le riviste, i cartelloni pubblicitari hanno sempre condotto una battaglia per ottenere la nostra attenzione. Quell’interesse ha un valore economico, perché vuole dire capacità di vendere spazi pubblicitari. Lo smartphone ha cambiato le coordinate di questa battaglia, in particolare quelle geografiche: dovunque ci troviamo, in qualunque momento, la nostra attenzione può essere attirata dal dispositivo mobile.

In un altro libro molto importante sul tema (Scansatevi dalla luce, edito da Effequ), James Williams, un ex strategist di Google, parla di un’era della distrazione in cui siamo chiamati a prestare attenzione a talmente tanti stimoli da non riuscire a concentrarci su nulla. Questo, secondo Williams, avrebbe conseguenze importanti su ciò che siamo in grado di fare su base quotidiana ma anche, a lungo termine, sulla capacità di scegliere cosa è meglio per noi. Trovare un equilibrio tra gli stimoli a cui quotidianamente siamo sottoposti e il nostro benessere è una sfida importante. Non si tratta di mettere via lo smartphone e di abbandonare la tecnologia. si tratta, come scritto da Jenny Odell in Come non fare niente, di essere in grado di scegliere attivamente come esercitare la propria attenzione. Magari partendo proprio da un’ora in meno di smartphone al giorno.

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