Twitter: 13 anni di hashtag. Il 2020 tra pandemia e #BlackLivesMatter

Twitter: 13 anni di hashtag. Il 2020 tra pandemia e #BlackLivesMatter

NON poteva che esserci la pandemia che ha rivoluzionato le nostre esistenze, al centro delle discussioni degli utenti di Twitter nei primi sette mesi dell’anno. Lo dice la classifica degli hashtag più usati dalla community, appena diffusa dalla piattaforma: non solo #Covid19, #coronavirus, #coronavirusitalia e #covid19italia (con relativi affini o errori di battitura, voluti o meno) ma anche #lockdown, #quarantena, #mascherine, #conte – specialmente in occasione delle drammatiche conferenze stampa notturne del presidente del Consiglio fra la fine dell’inverno e la primavera – e #andratuttobene, che ha segnato la prima, angosciante parte dell’emergenza. Una speranza che pare abbiamo ben presto dimenticato, precipitando in estate nelle solite, piccole polemiche e spesso cancellando le difficoltà di pochi mesi prima.
 

L’hashtag, quel cancelletto piazzato prima di un termine o di una parola per trasformarla in etichetta interattiva attraverso la quale accedere magicamente a tutti i contenuti (in teoria) correlati, compie oggi 13 anni. Il primo della storia? Fu quel #barcamp sfornato dal paladino dell’open source e poi manager di Uber, Chris Messina, che il 23 agosto 2007 propose quel meccanismo per riassumere tutti i post legati a un unico argomento. “How do you feel about using # (pound) for groups. As in #barcamp [msg]?”, scrisse alle 8.25 di sera. A quell’intuizione si deve la nascita di un vocabolario che, dal marketing alla politica, ha finito per invadere ogni ambito della comunicazione online e offline. Ma che rimane fortemente legato, come l’epidemia ha dimostrato, al flusso ininterrotto di notizie e interventi e alla capacità di imporre immediatamente all’attenzione un tema, un personaggio, un avvenimento. Sempre nel 2013 avvenne con gli incendi californiani e l’hashtag #sandiegofire, che dette prova dell’efficacia di quel sistema. Trasformando Twitter, nonostante l’iniziale scetticismo dei fondatori su quella trovata, nel social che più di tutti è in grado di raccontare “ciò che sta accadendo nel mondo”.
 

Tra gli hashtag più utilizzati in assoluto, con l’inizio della quarantena, c’è anche il diffusissimo #iorestoacasa, per incoraggiare le persone a contenere la diffusione dei contagi rimanendo nelle proprie abitazioni e rispettando le misure sull’isolamento. Non solo: la traccia degli hashtag che oggi ci sembrano incredibilmente lontani prosegue con #distantimauniti, lanciato dall’Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri nei primi giorni di marzo, e #grazie, etichetta che ha visto un’impennata nell’utilizzo – spesso accompagnato dalle emoji con le mani giunte in preghiera e di applauso – per esprimere gratitudine a tutte le persone impegnate in prima linea negli ospedali, nelle cliniche Covid, nei reparti, in terapia intensiva, nell’assistenza domiciliare e nei servizi essenziali. I ringraziamenti si sono propagati in tutto il mondo, spiega Twitter: tra marzo e maggio sono stati pubblicati oltre 265 milioni di tweet a livello mondiale contenenti espressioni riconducibili alla parola “grazie”.
 

Eppure il mondo va avanti anche durante la dolorosa epidemia che continua a strappare migliaia di vite ogni giorno. Nel bene e nel male. Se il coronavirus ha quasi monopolizzato scambi e infinite conversazioni sulla piattaforma guidata da Jack Dorsey, altri fenomeni hanno fatto irruzione, arricchiti dal dibattito su Twitter. L’altro grande polo di interesse e mobilitazione della prima parte dell’anno sono state infatti le proteste negli Stati Uniti divampate dopo l’assassinio di George Floyd a Minneapolis (#BlackLivesMatter, picco fra l’ultima settimana di maggio e la prima di giugno, Floyd è stato ucciso il 25 maggio), con l’obiettivo di amplificare le iniziative in centinaia di città americane e non solo: la lotta contro il razzismo e contro gli abusi delle forze dell’ordine ha superato ogni confine.
 

Cambiando totalmente fronte, anche l’intrattenimento – in particolare nei mesi di quarantena e di isolamento forzato – ha caratterizzato molte delle conversazioni sul social, che oggi conta circa 340 milioni di utenti attivi ogni mese nel mondo e quasi 4 in Italia secondo We Are Social: gli hashtag più utilizzati sono infatti legati a popolari trasmissioni televisive, da #TemptationIsland a #GfVip e #CiaoDarwin, fino al fenomeno musicale K-Pop della band coreana #Bts (e tutti gli hashtag connessi e affini, come #Jimin o #kpop). Sempre in tema musica, #Sanremo2020 – l’ultimo grande evento pre-Covid – si conferma tra gli hashtag più condivisi dagli italiani su Twitter. Infine, così come Sanremo non potevano mancare gli hashtag relativi al mondo dello sport, e soprattutto del calcio. Si confermano ancora popolari nonostante la lunga sospensione del campionato ripreso solo a giugno inoltrato, con gli hashtag #SerieA, #Inter, #Milan, #Roma e #Juventus fra i più twittati.

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