Restituire un nome a vittime e sopravvissuti dell’Olocausto con il riconoscimento facciale

Restituire un nome a vittime e sopravvissuti dell’Olocausto con il riconoscimento facciale

Moltissime vittime e sopravvissuti all’Olocausto nazista rimangono ancora sconosciuti. Il sito web “From Numbers to Names” (N2N), realizzato da Daniel Patt, ingegnere del software di Google, cerca di restituire un nome ai volti anonimi di foto e filmati di archivi storici con l’aiuto di un software di riconoscimento facciale.

E’ grazie a questo progetto che l’86enne Blanche Fixler, sfuggita alle truppe naziste durante un rastrellamento e rifugiata negli Stati Uniti, si è potuta riconoscere in una immagine d’epoca, rilevata dall’intelligenza artificiale. La fotografia appartiene all’US Holocaust Museum di Washington che ha messo a disposizione la sua collezione per il sito di Daniel Patt.

Il team che gestisce N2N – composto da ingegneri, ricercatori, data scientist, insegnanti e semplici volontari – ha come obiettivo di includere nel database 700mila immagini del periodo storico relativo all’Olocausto per poter permettere agli utenti di accedere a un vasto repertorio e tentare di trovare delle corrispondenze con persone ancora in vita o la cui identità resta sconosciuta.

Lo stesso Daniel Patt ha parenti ebrei di origine polacca scampati allo sterminio nazista. E il sito è nato dopo una visita al Polin, museo creato nella zona del ghetto di Varsavia istituito durante l’occupazione tedesca nel corso della seconda guerra mondiale. N2N è concepito per essere uno strumento di educazione e conservazione della memoria sull’orrore della persecuzione contro gli ebrei, dando anche l’opportunità agli utenti di partecipare, condividere e contribuire alla documentazione storica.

Chi visita il sito può caricare una foto di nonni, zii, o altri parenti, e verificare eventualmente le somiglianze con un set di 10 immagini più o meno affini al volto da confrontare. Si tratta, ad ogni modo, di una ricerca che non fornisce garanzie sul suo esito e il sistema, in grado di migliorarsi con l’attività svolta, si limita a suggerire soltanto le corrispondenze. E’ l’utente che alla fine decide se i risultati ottenuti siano effettivamente positivi, e cioè portino a una identificazione.

Per dare più possibilità alla ricerca, l’équipe di Daniel Patt ha, per giunta, iniziato ad analizzare il materiale video dell’archivio Steven Spielberg, uno dei più importanti a livello internazionale sulla storia dell’Olocausto e della seconda guerra mondiale. L’iniziativa di N2N dimostra che le applicazioni di intelligenza artificiale – come nel caso dell’algoritmo Ithaca, utilizzato per aiutare gli studiosi a ricostruire parti mancanti di testi antichi, o del modello di apprendimento automatico del Massachusetts Institute of Technology (MIT), capace di tradurre e decifrare lingue morte – non servono solamente a proiettarci nel futuro ma anche a comprendere meglio, e riallacciare i fili col nostro passato.

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