Pokémon Violetto e Scarlatto, la prova: un (quasi) open world che poteva venire meglio

Pokémon Violetto e Scarlatto, la prova: un (quasi) open world che poteva venire meglio

Nintendo ci aveva abituati bene con Pokémon Arceus. E ancora prima aveva messo buone basi con Pokémon Spada e Scudo. Game Freak, la software house che si è sempre occupata dei videogiochi Pokémon su tutte le console, aveva dimostrato grandi miglioramenti su grafica e complessità del gameplay. Ma con Pokémon Violetto e Scarlatto, tutti i fan della serie sono stati riportati alla realtà, ovvero una scarsa volontà di allinearsi allo sviluppo moderno di videogiochi.

Pokémon Violetto e Scarlatto sono una coppia di giochi. È forse questa la prima discriminante per realizzare un gioco migliore del precedente? Forse sì, dato che Pokémon Arceus è stato il primo episodio del franchise a essere rilasciato in forma singola. Eppure Pokémon Spada e Scudo, al tempo, avevano dimostrato un netto miglioramento e un adattamento alle nuove dinamiche di gioco del mercato. In Pokémon Spada e Scudo i fan hanno trovato dinamiche prima sconosciute ai giochi Pokémon su console, come i raid multigiocatore, una decente grafica 3D, un approccio quasi open world e una buona longevità, anche assicurata dai tornei multigiocatore alla fine della storia, organizzati in stagioni come i più conosciuti Fortnite o Overwatch.

Con Pokémon Arceus, sugli scaffali solo a inizio anno, altri miglioramenti sono stati messi sul tavolo: la possibilità di catturare i Pokémon senza ingaggiarli in battaglia, la possibilità di essere attaccati dai Pokémon (rendendo più realistica l’interazione) e una storia parallela basata sull’indicazione Catturali tutti!, che allunga di molto il gameplay per completare il gioco in tutti i suoi punti.

Pokémon Violetto e Scarlatto sono promossi da Nintendo come “la prima, vera avventura open world di Pokémon”, e in effetti ci sono molti passi verso la creazione di un’avventura che ruoti il più possibile intorno alla scoperta di tutti i Pokémon. C’è l’Accademia, che si deve frequentare all’inizio del gioco e che offre lezioni di base di varie materie per capire, sotto ogni aspetto, come sfruttare al meglio le mosse, gli strumenti e il cibo per vincere ogni lotta e diventare il migliore allenatore del mondo.

Forse non è un caso che proprio l’11 novembre è stato mandato sulla TV giapponese l’episodio della serie Pokémon in cui Ash Ketchum finalmente conquista il trofeo Gran Masters e diventa il migliore allenatore al mondo: le storie e l’interazione con i Pokémon, in Scarlatto e Violetto, fanno proprio pensare che il gioco sia un manuale di teoria (e pratica) su come diventare un perfetto allenatore. Dalle lezioni all’Accademia alle classiche palestre della Lega Pokèmon, passando per le lotte veloci con i pokémon negli spazi aperti, fino alle sfide contro il Team Star e le ricerche di misteriosi ingredienti sparsi per la regione di Paldea, tutto serve a sensibilizzare il giocatore sulla complessità del mondo Pokémon.

E Nintendo riesce perfettamente nell’intento, perché la storia è interessante e l’alternanza di 3 sottotrame (il Team Star, la ricerca di ingredienti e le palestre) rende il gioco godibilissimo. È possibile affrontare tutte le sfide in ordine casuale, ma i livelli dei Pokémon saranno comunque crescenti. Per essere sicuri di stare sulla strada giusta, basta fermarsi in un Centro Pokémon a chiedere informazioni.

È facile perdersi a Paldea, la nuova regione in cui è ambientato Pokémon Violetto o Scarlatto. Ma non è subito possibile visitarla tutta come fosse un open world: le macrozone della regione sono divise da corsi d’acqua e montagne, e solo quando il pokémon che cavalchiamo (Miraidon in Violetto, Koraidon in Scarlatto) può nuotare o scalare le montagne, si può effettivamente passare ovunque. La differenza con i più vecchi episodi è che qui si può esplorare senza tempi di caricamento tra una zona e l’altra.

A questo proposito, la definizione che Nintendo promuove di open world non è esattamente quello che dovrebbe offrire un vero gioco open world (a partire dal famoso GTA V): in un open world, ci si aspetta che non ci siano tempi di caricamento, e questo è vero in Pokémon Violetto e Scarlatto. Ma in un open world ci si aspetta anche che non ci siano interazioni meccaniche con la realtà circostante, ma fluide: per fare un esempio, una città di Paldea è disposta su 3 livelli e si può accedere a ognuno usando una piattaforma che sale e scende, molto simile a quella della metropoli in Pokémon Spada e Scudo. Ma quando ci si avvicina alla piattaforma, viene generata una scena automatica che sposta il personaggio sulla piattaforma e che mostra la stessa che scende (o sale). Non appena il personaggio esce dalla piattaforma, se ne ottiene di nuovo il controllo. Questo non è un comportamento che ci si aspetta da un open world, dove tutte le interazioni sono fluide e mai spezzate.

Ancora: tutti i negozi che popolano le varie città di Paldea sono solo menù per comprare e vendere oggetti, e non c’è possibilità di entrare e visitare i negozi, come invece era possibile in Pokémon Spada e Scudo e in Arceus.

Questi sono tutti problemi che nascono giocando anche solo per un’ora: la fisica di Pokémon e personaggi, in primis, non è assolutamente accettabile, perché i corpi si incastrano in continuazione. Inoltre, lo scenario viene quasi spezzato a metà per orizzontale in modalità lotta quando anche solo uno dei due Pokémon non è su un piano perfettamente lineare.

Sul primo modello di Nintendo Switch sicuramente, ma forse anche sugli altri, operazioni banali come la scelta di un cappello da acquistare in un negozio di cappelli richiedono 10-15 secondi per la prima renderizzazione del personaggio in anteprima. E il gioco in generale appare rallentato più della metà del tempo. Sicuramente non un’esperienza fluida.

In generale, Pokémon Violetto e Scarlatto riescono nell’intento di offrire un’avventura open world, ma solo per gli standard di un gioco Pokémon. Ci sono, inoltre, passi indietro rispetto ai capitoli precedenti, lacune rispetto ai classici open world e una sfilza di bug e rallentamenti che impediscono di considerare Violetto e Scarlatto come il migliore gioco Pokémon finora, posizione che detiene ancora Pokémon Arceus.

Pokémon Violetto e Scarlatto sono disponibili in esclusiva per Nintendo Switch dal 18 novembre.

Che cosa ci è piaciuto

  • Tanta varietà di gameplay

  • Vicinissimo al vero open world

  • Diffonde le basi della cultura Pokémon partendo da zero

  • Poco dispersivo

Che cosa non ci è piaciuto

  • Grafica penosa su TV, accettabile in modalità portatile

  • Pieno di bug e glitch

  • L’interazione con i Pokémon è peggiorata rispetto a Arceus

 

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