Peter Moore: “Sto facendo un vero metaverso e non sarà un’altra Second Life”

Peter Moore: “Sto facendo un vero metaverso e non sarà un’altra Second Life”

Il mondo e il suo doppio digitale. Come un’ombra fatta di dati che ogni cosa proietta e che in certi casi può assumere una sua forma.
Pensate a una partita di calcio o di football americano e immaginate un sistema che riproduce sul vostro tablet quel che state guardando in televisione, trasformandolo di fatto in un videogame e offrendo in tempo reale statistiche di ogni genere, oltre alla possibilità di vedere le azioni da qualsiasi punto di vista mentre si stanno svolgendo.
“È molto probabile che il metaverso sarà qualcosa del genere e non certo un altro Second Life”, racconta Peter Moore quando lo incontriamo durante una sua visita in Europa. “Metaverso è un nuovo nome per qualcosa che sta già avvenendo, ovvero la duplicazione in forma di dato di qualsiasi cosa ci circonda, tutto però sta nel capire come le visualizzeremo queste informazioni”. Classe 1955, Moore è anagraficamente un “boomer”, eppure nel campo dell’intrattenimento digitale ha un’esperienza che pochi altri possono vantare: è stato a capo di Sega America quando la multinazionale giapponese ancora produceva la console Dreamcast, bella e sfortunata; in Microsoft ha combattuto lo strapotere della PlayStation Sony facendo crescere l’Xbox; ha diretto la divisione sport di Electronic Arts negli anni che hanno visto diventare Fifa il videogame di calcio più venduto della storia; è stato amministratore delegato del Liverpool Football Club, la sua squadra del cuore. Oggi è invece vicepresidente di Unity Technologies, compagnia fondata in Danimarca nel 2004 produttrice di uno dei motori grafici più usati nei videogame.
“Ecco di cosa sto parlando”, spiega lui stesso tirando fuori un iPad sul quale c’è la schermata di quello che sembra essere un gioco elettronico dedicato alle arti marziali miste, o se preferite mixed martial arts (Mma). “È la trasposizione di un incontro di Mma che è stato digitalizzato mentre si svolgeva grazie al nostro motore grafico. Come noti, puoi perfino scegliere come visuale la soggettiva di uno dei due lottatori”. Ricapitolando: Metacast, questo il nome della tecnologia di Unity, digitalizza eventi sportivi per renderli spettacolo interattivo e intende farlo in tempo reale. Riuscire a rendere un servizio del genere fruibile da qualsiasi smartphone o tv connessa non è un’impresa da poco. Moore sostiene che attualmente fra l’evento dal vivo e il suo doppio ci sia qualche secondo di ritardo, ma si starebbe lavorando per accorciare i tempi e nel frattempo la compagnia ha già immaginato altri impieghi, convinta che “che dai negozi agli alberghi molti avranno bisogno di una rappresentazione tridimensionale facile da avere o da offrire”, sottolinea. Il sogno, anche nel caso di Metacast, non è esattamente nuovo. Al Ceatec di Tokyo, fiera dedicata alla tecnologia che nei primi anni duemila era diventato un palcoscenico importante, una compagnia come Toshiba aveva immaginato qualcosa del genere. Più recentemente la Formula 1 ha cominciato a sfruttare il cloud e l’intelligenza artificiale per aggiungere sempre più strati di informazioni alla messa in onda delle gare. “I dati? Ormai sono parte dello spettacolo e con loro le analisi fatte dalle Ai”, aveva raccontato a luglio del 2020 Robert Smedley, capo ingegnere della Formula 1. Con il Gran Premio d’Austria, in collaborazione con Aws di Amazon, si sono iniziati a vedere in tempo reale i punteggi relativi alle prestazioni delle macchine, il confronto fra i campioni del passato e i piloti in gara, la valutazione delle loro capacità nelle diverse fasi iniziando dalle qualifiche, i risultati delle vetture in curva e a bassa velocità, la costanza delle scuderie, la previsione di chi avrà maggiore possibilità di vincere. Metaecast aggiunge la rappresentazione in grafica tridimensionale, raddoppiando lo spettacolo. “Per farlo abbiamo bisogno di alcune videocamere che mandano le immagini al nostro sistema, il quale opera poi la traduzione in pixel facendole poi rivivere in forma digitale”, conclude Moore. “Il ritardo ora è di dieci secondi. Ma sono certo che arriveremo presto a ridurre questo lasso di tempo fino ad annullarlo. E non c’è solo il pubblico. Anche gli atleti stessi potranno usare uno strumento simile per analizzare ogni mossa, giusta o sbagliata che sia. Questo, dal nostro punto di vista, sarà un pezzo importante dello sport di domani”.
Vedremo se le cose andranno davvero così. Ma su un punto bisogna concedere alla compagnia di Moore di avere per le mani un piano piuttosto ambizioso. Bloomberg prevede che il giro d’affari del metaverso possa arrivare a 800 miliardi di dollari, eppure se si guarda al passato ogni tentativo di trasformare il Web in un ambiente 3D è fallito. Da Second Life a Home, applicazione simile per PlayStation, si sono tutti rivelati dei buchi nell’acqua. Qui però stiamo parlando di sport, che ha un pubblico molto più vasto di quello dei giochi elettronici o di chi si è comprato un visore per la realtà virtuale. Insomma, se anche questo non dovesse funzionare è probabile che Mark Zuckerberg dovrà cambiare di nuovo nome alla sua multinazionale, lasciando definitivamente al cinema e alla letteratura certe rappresentazioni  della nostra vita online.

(Nella foto: Peter Moore, vicepresidente di Unity Technologies)

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