Morale della Favola / La rivincita dell’uomo sull’algoritmo sessista

Morale della Favola / La rivincita dell’uomo sull’algoritmo sessista

Celato da notizie più eclatanti, come l’aumento dei contagi da coronavirus, la convention del partito democratico negli Usa o la frode elettorale in Bielorussia, un fatterello di qualche interesse per la popolazione terrestre è accaduto nei giorni scorsi nel Regno Unito: la rivincita dell’uomo sulle macchine. O per la precisione, sull’intelligenza artificiale.

A causa della chiusura delle scuole per la pandemia, come in altri paesi, quest’anno gli studenti britannici non hanno potuto sostenere gli esami di maturità. Il governo di Boris Johnson ha pensato di risolvere il problema affidando la valutazione di milioni di giovani a un algoritmo. Sorprendentemente, i voti sono risultati nettamente più bassi di quanto si aspettavano ragazzi e ragazze, molti dei quali si vedrebbero così negare l’iscrizione all’università.

Poi si è scoperto che l’algoritmo era basato sul rendimento accademico di ogni singola scuola nel passato, tendendo a previlegiare quelle private, che in Gran Bretagna sono poche, elitarie e costosissime, rispetto alle statali. In pratica, il misterioso calcolo ha discriminato gli studenti più poveri a vantaggio di quelli più ricchi. Scoppiato il finimondo, nell’imbarazzo generale il ministero dell’Istruzione ha dovuto annullare tutti gli esami.

La valutazione è stata rifatta da capo, stavolta affidata esclusivamente al giudizio degli insegnanti, che — anche senza esami — un’idea di quanto valgano i propri studenti ce l’hanno. Morale: in base ai nuovi voti, chi meritava di entrare a Oxford o Cambridge, anche se proveniente dalla scuola statale di un quartiere povero, ci riuscirà.

La vicenda suscita polemiche e commenti a non finire. «Non fidarsi degli algoritmi per prendere decisioni che possono cambiarti la vita», titola il Financial Times. «L’applicazione troppo entusiastica del management scientifico indebolisce il settore pubblico», ammonisce l’Economist. Tradotto in parole semplici: qualche volta l’umano buon senso conta più dei supercomputer. Beninteso, gli algoritmi («procedimento che risolve una classe di problemi attraverso un numero finito di istruzioni elementari, chiare e non ambigue», secondo il dizionario) ci hanno cambiato l’esistenza e oggi governano il pianeta, da Wall Street all’Organizzazione Mondiale della Sanità fino alla scelta del ristorante dove andremo stasera. Ma non bisogna esagerare. Come avvertiva Einstein, tutto è relativo.

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