Metaverso e filosofia: le cinque lezioni di Cosimo Accoto

Metaverso e filosofia: le cinque lezioni di Cosimo Accoto

La corsa al Metaverso, Mark Zuckerberg in testa, procede con l’entusiasmo dei pionieri alla conquista di un nuovo mondo. La startup giapponese H2L Technologies cerca di trasportare le sensazioni fisiche nel mondo virtuale, più in generale si studiano i possibili sviluppi dell’economia decentralizzata nel metaverso, come sta facendo anche l’italiana Coderblock.

Ci si interroga su cosa si può e potrà fare, meno sul perché lo si sta facendo. Domanda da troppo tempo assente dal dibattitto su tecnologia e innovazione. In questo, la filosofia ha le sue colpe, ci spiega Cosimo Accoto, filosofo digitale e research affiliate e fellow al Mit di Boston: “Col tempo si è ritirata dal mondo e si è concentrata troppo su di sé. Oggi è tempo di produrre nuovo senso e un nuovo agire perché il mondo è in profonda trasformazione. Ci sono domini dell’innovazione che stanno modificando, tra opportunità e vulnerabilità, il nostro essere al mondo: dall’intelligenza artificiale alla blockchain decentralizzata, dalla biologia sintetica all’informatica quantistica per dirne quattro rilevantissimi. È uno sviluppo che sta rifacendo caoticamente il mondo e dobbiamo chiederci se e perché lo facciamo (la ragione e lo scopo) e come farlo al meglio (con l’etica e la politica)”.

Nasce da questa assunzione di responsabilità il saggio Il mondo in sintesi. Cinque brevi lezioni di filosofia della simulazione, che conclude la trilogia iniziata con Il mondo dato e Il mondo ex machina. E non è un caso che il ritorno sulla scena della filosofia arrivi in un momento in cui la spinta innovativa tocca e mette a dura prova quella che è ritenuta l’essenza stessa dell’umano. Volti artificiali e carni coltivate, gemelli digitali e beni crittografici, creature biorobotiche e realtà virtuali emergenti fino a simulatori quantistici e neuroprotesi: un mondo di meraviglie per alcuni e di mostruosità per altri, di cui il metaverso rappresenta solo la punta dell’iceberg. Sarà fondamentale saper usare le simulazioni per accrescere la nostra conoscenza. “Più che umanizzare l’intelligenza artificiale, come se sapessimo già cosa è l’umano, o dirla separata dall’umanità, dovremmo impiegarla per scavare e esplorare nuovamente il nostro essere e il nostro senso su questo pianeta – ammonisce il filosofo –. Cosa ci insegnano di noi e del nostro corpo le reti neurali artificiali, chiamate a leggere i nostri dati biometrici e fisiologici? Quanto ci potrà aiutare una computazione intelligente che scala planetariamente a risolvere criticità complesse come quelle del cambiamento climatico?”.

Concentrando l’attenzione sul metaverso, ne Il mondo in sintesi i mondi virtuali vengono visti come tappe intermedie verso una trasformazione più ampia e totalizzante. Si parte dalla definizione di metaverso di Matthew Ball: “Una rete massicciamente scalata e interoperabile di mondi virtuali 3D renderizzati in tempo reale che possono essere sperimentati in modo sincrono e persistente da un numero effettivamente illimitato di utenti e con continuità di dati come identità, storia, diritti, oggetti, comunicazioni e pagamenti”. La tesi che ne emerge è che, come l’internet mobile ha cambiato la nostra esperienza del mondo rispetto all’internet fissa, l’internet immersiva avrà lo stesso impatto. Accoto amplia il punto di vista: “Per me la virtualità è solo una delle possibili rese visive del metaverso. Io penso che l’internet immersiva sarà anche l’internet che si incorpora negli oggetti, negli ambienti, nei corpi. È l’internet delle cose così come è anche la realtà aumentata. Sarà, sicuramente la mia identità in forma video-grafica di avatar in mondi virtuali, ma anche la mia identità in forma critto-grafica (self-sovereign identity) che agisce dentro reti decentralizzate interoperabili per produrre e scambiare asset digitali e token infungibili”.

Restando nell’ambito dei mondi virtuali, che rappresentano l’orizzonte più immediato del metaverso, resta da chiedersi quanto le persone vorranno immergersi in mondi simulati e perché in alcuni dovrebbero preferire il mondo simulato ad altre tipologie di esperienze. Almeno per due valide ragioni, secondo Accoto: “La prima è il passaggio dai pixel ai voxel, versione tridimensionale del pixel, che opziona una simulazione digitale ad alta dimensionalità del reale e permette interazioni immersive, più consone alla mente umana. La seconda è che le nuove generazioni sono cresciute e stanno crescendo dentro mondi ludici virtuali e sono più propense a questo genere di esperienze immersive. Per molti ragazzi e ragazze sotto pandemia i primi concerti sono stati quelli su Roblox”.

Chiudendo con una questione più filosofica: come evidenzia il saggio, la simulazione sta facendo scomparire la distanza tra mondo e modello simulato, resta dunque da chiedersi dove si posizionerà l’essere umano, in questo futuro di sintesi. “Se Matrix letterariamente ci dice che viviamo dentro una simulazione, io penso più ingegneristicamente che noi vivremo grazie alla simulazione. O meglio in virtù delle molte simulazioni che stanno trasformando il nostro mondo. In questo nuovo scenario, l’umano nuovamente viene decentrato e deve riposizionarsi. È una nuova terraformazione, un nuovo mondo di abitare il pianeta”. Passaggio ben evidenziato nel saggio, che si apre citando Blue Marble, immagine iconica della terra vista dall’Apollo per la prima volta in forma di biglia blu persa nell’universo, e si chiude parlando di Earth-2, il gemello digitale della terra prodotto da Nvidia, con l’obiettivo di combattere i disastri climatici dell’antropocene. “Evocativamente, questo è il nostro passaggio d’epoca, un passaggio che richiede nuove mappe e viste. E anche nuovi sguardi sull’umanità”.

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