L’Ucraina pensa di fermare la guerra inviando foto dei soldati morti alle loro madri in Russia

L’Ucraina pensa di fermare la guerra inviando foto dei soldati morti alle loro madri in Russia

Quando, un mese dopo l’inizio della guerra, è stato chiaro che le forze armate ucraine avevano accesso alla piattaforma di Clearview, un sistema di riconoscimento facciale che permette di associare un volto a un’identità ben precisa, sfruttando un database di oltre 10 miliardi di immagini, si è ipotizzato che questa intelligenza artificiale, sviluppata in America, fosse usata per filtrare le persone ai checkpoint, identificare gli infiltrati e i militari russi. E, soprattutto, per dare un nome alle vittime. Sì, ma quali vittime?

Nei primi 50 giorni del conflitto, l’esercito ucraino ha usato la tecnologia di Clearview 8.600 volte per identificare i cadaveri dei soldati russi o i militari catturati. Questo dato, riportato dal Washington Post, viene confermato – in parte – da un video diffuso dalla IT Army, l’esercito di hacker volontari creato da Mykhailo Fedorov, ministro per la Transizione digitale in Ucraina.

Nel video si fa riferimento solo ai cadaveri dei russi: “Siamo stati in grado di identificare almeno 582 corpi”. Poi viene spiegato il metodo: “Quando viene trovato un cadavere, viene fotografato. L’intelligenza artificiale cercherà tra gli account sui social network e tra quelli di un amico o di un parente per capire se esistono foto che corrispondono al volto del soldato senza vita. In seguito comunichiamo a uno dei contatti stretti la morte del soldato e alleghiamo una foto del corpo”.

Dal video si intuisce che questa comunicazione avviene sullo stesso social network in cui, di volta in volta, viene rintracciato un soldato morto. In una delle chat mostrate dalla IT Army, un utente che ha ricevuto la foto di un soldato con il viso insanguinato, ha scritto: “È Photoshop! Non può essere!”. E chi ha inviato l’immagine risponde: “Questo è ciò che succede quando mandate le persone in guerra”.

Hoan Ton-That, fondatore di Clearview AI, sostiene che la piattaforma può contare su un database di due miliardi di immagini estratte da VKontakte, il social network più diffuso in Russia. Ton-That si è detto colpito dal tentativo della propaganda russa di definire le immagini dei cadaveri provenienti dall’Ucraina “un falso orchestrato dall’Occidente”. Per questo avrebbe offerto spontaneamente l’utilizzo gratuito di Clearview al governo ucraino.
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Dietro tanta generosità si cela anche la ricerca del profitto: Ton-That, 34enne imprenditore australiano, lo scorso febbraio ha invitato gli investitori a puntare sull’IA di Clearview affermando di voler raccogliere almeno 100 miliardi di immagini “entro un anno”. Questo consentirà alla piattaforma, secondo Ton-That, di “identificare praticamente qualsiasi essere umano del pianeta”.

Per il servizio di riconoscimento facciale, insomma, il coinvolgimento nel conflitto più seguito al mondo è una vetrina importante. Certo non delle migliori, visto l’utilizzo discutibile che ne sta facendo l’esercito ucraino.

Per gli hacker ucraini, tuttavia, l’operazione legata al riconoscimento facciale non lederebbe le Convenzioni di Ginevra riguardanti i prigionieri di guerra: “Visto che il governo russo non riconosce questa guerra, e la chiama operazione militare speciale, le migliaia di soldati russi uccisi, catturati e feriti in Ucraina devono essere trattati come terroristi”.

Stando alle Convenzioni di Ginevra, i governi devono proteggere “in ogni occasione” i prigionieri da “insulti e curiosità”.

L’obiettivo dei macabri messaggi alle famiglie russe, sempre secondo gli hacker ucraini, sarebbe quello di “diffondere la verità” in un Paese, la Russia, all’oscuro di ciò che sta accadendo in Ucraina. Il video si chiude con un messaggio rivolte alle madri dei soldati russi caduti in battaglia: “Dite basta alla morte dei vostri figli”.

La IT Army, composta da hacker volontari, lavora in collaborazione con l’esercito. Secondo Mykhailo Fedorov, viviamo un’epoca in cui “la cyberwar è più efficace dei proiettili”. I soldati ucraini, quando si imbattono nei cadaveri dei nemici, sono invitati a fotografarli. Il fatto che questo avvenga, è confermato da foto di agenzia in cui i militari tengono tra le mani uno smartphone, o una piccola fotocamera, rivolta verso un corpo senza vita, o ciò che di questo rimane.


Hoan Ton-That, che è anche amministratore delegato di Clearview, ha detto al Washington Post che più di 340 ufficiali ucraini sono stati addestrati all’utilizzo gratuito della piattaforma. Ton-That, a questo proposito, ha detto che la stessa offerta non è stata estesa alla Russia.

Gli esperti di riconoscimento facciale di Clearview, insomma, terrebbero sessioni di addestramento settimanali su Zoom. Stando a quello che ha riferito Ton-That, queste ‘lezioni’ da remoto sarebbero contraddistinte da esclamazioni di stupore dei militari ucraini, sorpresi dalla potenza dell’intelligenza artificiale del servizio e dal database a cui questo attinge. “Questa è una guerra moderna – ha detto Ton-That al Washington Post – e gli ucraini sono molto creativi in quello che fanno”.

Ton-That si riferisce certamente alle foto dei cadaveri inviate ai parenti dei soldati russi morti. Un’iniziativa controversa, almeno stando al dibattito innescato sui social dall’articolo del Washington Post. Uno dei termini più utilizzati, per commentare l’azione della IT Army è “backfire”, che in italiano significa “ritorno di fiamma”. In molti sono convinti che questa operazione, invece di sensibilizzare i russi su ciò che accade in Ucraiana, possa ottenere l’esatto contrario, suscitando un sentimento di rivalsa in famiglie che magari non condividono l’invasione o sono schiacciate dalla posizione (e dalle decisioni) del Cremlino.

Su Twitter, per molti tutto questo è lecito se si pensa alle sofferenze inflitte al popolo ucraino dall’invasione russa: “Mettetevi nei panni degli ucraini – scrive un utente – e vedremo come avreste reagito”. C’è chi difende con ancora più vigore l’operazione: “La Russia ha invaso con false pretese, ha preso di mira i civili intenzionalmente, li ha torturati. E poi hanno lasciato i loro soldati morti alle spalle. Non ho intenzione di criticare il modo in cui l’Ucraina gestisce tutto questo.

Qualcuno invece ritiene che l’uso di Clearview sia di “cattivo gusto”: “L’invasione russa è da condannare – scrive un utente – ma i Paesi civilizzati non fanno queste cose. Tormentare le famiglie di soldati morti, che magari non volevano trovarsi in Ucraina, non servirà a farsele amiche”.

Per molti, infine, gli hacker svolgerebbero un duplice servizio: combattere la disinformazione del regime russo e, allo stesso tempo, comunicare alle madri – seppure in modo cruento – che fine hanno fatto i loro figli “che sono stati abbandonati a marcire sul campo di battaglia  – scrive la IT Army nel suo video – dai loro stessi commilitoni”.

Nonostante Clearview abbia tra i suoi clienti agenzie governative importanti come l’FBI e l’Immigration and Customs Enforcement (responsabile del controllo delle frontiere Usa), che usano regolarmente la piattaforma per indagare e risolvere i crimini, il riconoscimento facciale che offre non sarebbe così preciso. I risultati peggiori, con errori dal 10 al 100 per cento, si ottengono con asiatici, afroamericani, indiani americani e abitanti delle isole del Pacifico. E un quarto dei russi vivono proprio nella parte asiatica.

Il fondatore Ton-That ha detto all’Associated Press, il 2 aprile scorso, che intende offrire la tecnologia di Clearview anche ai privati, partendo dalle banche per esempio. Ton-That ha affermato di voler competere con giganti come Amazon e Microsoft che hanno sviluppato una propria tecnica di riconoscimento facciale.

La versione della piattaforma riservata ai privati, secondo l’imprenditore austra

liano, permetterebbe la semplice verifica dell’identità di una persona, senza fornire accesso allo sterminato database utilizzato dalle forze dell’ordine. Tale database è il frutto della raccolta di immagini provenienti da social network come Facebook e Instagram, ma anche da YouTube, dagli archivi di Getty Images e da tutte quelle pagine internet di dominio pubblico.

Alcuni governi, tra cui quelli di Australia, Canada, Francia e Italia, hanno adottato misure per impedire a Clearview di immagazzinare i volti delle persone senza il loro consenso. Negli Stati Uniti, all’inizio del 2022, un gruppo di legislatori ha avvertito che “la tecnologia di Clearview potrebbe eliminare l’anonimato pubblico negli Stati Uniti”.

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