Luca Font: “Con iPad e Procreate il mestiere di illustratore è diventato più democratico”

Luca Font: “Con iPad e Procreate il mestiere di illustratore è diventato più democratico”

«Nella mia routine strumenti analogici e strumenti digitali convivono sempre e nessuno dei due può crescere senza il contributo dell’altro». Esordisce così Luca Font mentre introduce il suo workshop a Illustri, la biennale di illustrazione inaugurata sabato scorso a Vicenza, ma le cui mostre sono aperte fino a metà luglio. «In questo workshop — prosegue — vi mostrerò come utilizzare gli strumenti a disposizione, ma soprattutto, vorrei spronarvi a usarli nel modo più personale e libero possibile». Luca è un illustratore, ma anche un tatuatore e uno street artist, ho avuto il piacere di incontrarlo domenica scorsa durante uno degli appuntamenti del festival. Il suo corso ha come obiettivo quello di realizzare un ritratto geometrico utilizzando Procreate, l’app di riferimento per disegnare in digitale con Apple Pencil e iPad. E notando il suo iPad sottobraccio è nato lo spunto della nostra conversazione. Da sostenitore del supporto cartaceo, ho subito tentato di provocarlo.
Non ti sembra che, facendo corsi d’illustrazione alle nuove generazioni dove sin da subito si parte usando un iPad, si offra la possibilità ai giovani di prendere l’ascensore quando invece, per apprendere bene le tecniche, sarebbe il caso che facessero le scale e imparassero passo passo la basi del disegno?
Luca sorride: «Non è che se uno ha l’iPad in mano, allora significa che ha deciso di prendere una scorciatoia. Potrebbe sembrare così in apparenza, ma se uno vuol fare bene una cosa e distinguersi dagli altri deve metterci del suo. Si deve veramente dare da fare. Certo, con l’introduzione dell’iPad e di applicazioni come Procreate, è stato interessante assistere a una sorta di democratizzazione delle tecniche rispetto ad anni fa, quando ho iniziato io e quando questi strumenti di lavoro non li avevi certo a disposizione».

Chiaro, però ho come la sensazione che gli strumenti digitali e il proliferare di corsi e tutorial online diano ai giovani la sensazione di essere già dei professionisti in un settore dove noi abbiamo imparato il mestiere facendo una lunga gavetta.
«Vero. Secondo me però questa cosa ha cominciato a essere un problema già decine di anni fa, quando in tanti con l’arrivo del computer e della suite Adobe hanno iniziato a fare grafica senza avere il necessario background. Le possibilità offerte dall’iPad non fanno che proseguire quella tendenza. È un processo già in corso da tempo. Se dovessi dare una colpa la darei quasi più a YouTube: ci sono giovani che si formano solo guardando i tutorial, questo è illusorio. A ogni modo, credo che il contesto attuale offra solo più canali per imparare, sperimentare e fare esperienza. Chi ha del potenziale per fare questo mestiere ora trova solo più strumenti facili da approcciare, ma che comunque richiedono abilità tecniche che vanno sviluppate con impegno».

Veniamo al risultato finale del lavoro. Un conto è avere maestria e conoscenza delle tecniche ed esprimerle materialmente, un altro credo sia riprodurle con un software che invece le simula e le ricrea tramite filtri digitali, cosa ne pensi?
«
Sicuramente, dipende però da cosa ci si vuole fare. Se si devono fare lavori che hanno esclusivamente valenza nel mondo digitale questa distinzione direi che è solo teorica. Mi capita di partire dal digitale e poi andare al fisico, questo cerco sempre di insegnarlo anche agli studenti dei miei workshop. Negli ultimi anni ho avuto la possibilità di tornare a lavorare su opere murarie di ampio respiro. Questo mi ha permesso di riportare nel mondo reale esperienze che nel frattempo avevo maturato utilizzando gli strumenti digitali. Per me è fondamentale alimentare sempre la curiosità, sia da un punto di vista creativo sia tecnico. Imparare a utilizzare nuovi strumenti ti permette di rendere più automatica la parte tecnica e di concentrare le tue energie sul risultato che vuoi ottenere e, ovviamente, anche sull’immaginazione».

E qual è il vantaggio più grande che c’è nell’usare strumenti digitali?
«Il digitale permette di fare tante cose con minor sforzo e quindi di avere più tempo da dedicare a quello che fai invece nel mondo fisico. Se lavoro in digitale nello stesso tempo posso fare molte più bozze e sviluppare di più quello che ho in testa rispetto invece a quanto potrei fare su carta».

Ammetti però che con Procreate devi saper disegnare?
«
Certo, mentre con i software di grafica vettoriale puoi anche non saper disegnare perché se punti all’ultra semplificazione quello ti aiuta, su Procreate stai comunque disegnando a mano quindi da lì non scappi. Il supporto ti aiuta ma devi sicuramente saper disegnare».

Se gli strumenti diventano uno standard, non c’è il rischio che anche i risultati si assomiglino un po’ tutti?
«Credo che questo possa succedere quando ci si limita a fare il compitino che quello strumento permette di fare. Mentre secondo me è importante cercare di sviluppare una propria ricerca e una propria visione, mettendoci dentro tutto quello che interessa, sia in termini di stili che di riferimenti visivi. Mettere nel disegno quello che sei tu, perché la cosa unica sei tu e non lo strumento che usi».

 (foto: Sevenbricks productions)

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