Lidar e Apple Pencil: così iPad Pro porta gli scavi di Pompei nell’era digitale

Lidar e Apple Pencil: così iPad Pro porta gli scavi di Pompei nell’era digitale

Nel 2010, quando fu presentato l’iPad, molti si chiesero a cosa davvero potesse servire. Tra questi c’era Steven Ellis, direttore degli scavi archeologici a Pompei dell’Università di Cincinnati, che una risposta la trovò presto: utilizzò il tablet Apple per digitalizzare il flusso di lavoro degli scavi. Poco ingombrante, robusto, con un’ottima autonomia, l’iPad permetteva di trasformare subito in dati gli appunti e le rilevazioni fatte ogni giorno, risparmiando tempo e guadagnando precisione. La storia piacque anche a Steve Jobs, e fu pubblicata sul sito di Apple (oggi un podcast ne ripercorre la vicenda). 

Una lunga storia

Dodici anni dopo, una studentessa di Ellis è protagonista di un’altra svolta nel mondo dell’archeologia. Estate dopo estate, Allison Emmerson è tornata nella cittadina campana sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e ha costruito la sua carriera su una visione più ampia e variegata della società di Pompei. Ha scavato nella vita di artigiani, commercianti, di donne, poveri e schiavi, che alla Storia non avevano da lasciare ville e statue, ma qualche coccio e un po’ di spazzatura. 

Così è stato possibile conoscere lati finora ignoti della vita quotidiana di Pompei, e scoprire ad esempio che duemila anni fa già si praticava la raccolta differenziata. Ma altre scoperte importanti potrebbero essere dietro l’angolo, perché Emmerson e il suo team hanno introdotto un’altra importante novità nel modo in cui i dati vengono raccolti. utilizzano infatti alcuni iPad Pro, che non sono solo un’evoluzione del primo modello di dodici anni fa, ma hanno anche due strumenti preziosi per gli archeologi, lo stilo e lo scanner Lidar. 

“Lo scavo archeologico è un processo distruttivo: una volta che un luogo è stato scavato, il lavoro non può più essere ripetuto; quindi la nostra preoccupazione principale è la registrazione accurata di tutti i dati rilevanti in modo che i futuri ricercatori possano, per così dire, ricostruire il sito”, spiega Emmerson, che insegna alla Tulane University di New Orleans. “L’iPad Pro ci permette di raccogliere dati in modo più rapido, accurato e sicuro di qualsiasi altro strumento e ha la potenza di elaborazione necessaria per raccogliere le informazioni e presentarle in un modo mai visto prima”.

Strumenti e obiettivi

Per lo scavo di quest’anno, durato cinque settimane e denominato Progetto Pompei I.14, dal nome della posizione dell’edificio sulla griglia della città, Emmerson si è concentrata su un edificio commerciale che potrebbe essere un ristorante risalente al II o III secolo a.C. La sua squadra comprende docenti e studenti di scuole di entrambe le sponde dell’Atlantico ed è affiancata da un team tecnologico guidato dal dottor Alex Elvis Badillo, archeologo digitale e professore associato della Indiana State University.

Gli obiettivi tecnologici della missione di quest’estate erano due: implementare un flusso di lavoro completamente privo di carta utilizzando un unico dispositivo e creare un database online che permettesse ad altri di “ri-scavare” virtualmente il sito. Badillo è partito da iPad Pro con Apple Pencil, e ha scelto la suite di strumenti di Esri per la creazione e gestione di mappe e rilievi, oltre a Concepts di TopHatch, una versione digitale della carta per schizzi, che rende possibile usare contemporaneamente strumenti naturali e manipolazione vettoriale. Badillo ha personalizzato l’applicazione ArcGIS Survey123 di Esri in modo che gli archeologi potessero inserire più di 50 campi di informazioni distinte sul loro iPad Pro, compresi gli allegati come foto e schizzi. 

Un nuovo approccio

Ciò ha consentito di ripensare l’approccio agli scavi, specialmente per i due responsabili, il dottor Jordan Rogers, che insegna al Carleton College, e Mary-Evelyn Farrior, dottoranda alla Columbia University. A ciascuno di loro è stata assegnata un’area specifica del sito da supervisionare, oltre alla responsabilità di dirigere le operazioni di scavo e registrare la maggior parte dei dati raccolti. 

Rogers ha utilizzato lo scanner Lidar su iPad Pro in combinazione con l’app Scanner 3D di Laan Labs per creare mappe tridimensionali delle trincee. “È molto veloce: ci vogliono solo 10-15 secondi per la scansione ed è facilissimo”, dice. “Ha fatto un ottimo lavoro nel catturare tutti i dettagli e nel metterli insieme, cosa che sarà molto utile quando analizzeremo i dati alla fine dello scavo”. Un solo strumento sostituisce così carta e penne o matite, il metro e lo spago, ma pure la macchina fotografica, le schede di memoria, i computer: “Ho usato l’iPad sul campo già due volte prima di questo scavo”, dice Farrior. “Ma questa è la prima volta che uso l’iPad Pro e sono riuscito a raccogliere tutti i tipi di informazioni in un unico posto. Sto disegnando i piani di scavo con Apple Pencil, sto scattando foto con la fotocamera, sto scrivendo le mie osservazioni con la Magic Keyboard. Sono in grado di riunire tutte queste cose a una velocità incredibile, e la batteria ha resistito tutto il giorno a temperature estreme e nell’ambiente polveroso degli scavi”.

Tutte le foto per gentile concessione del MiC - Parco Archeologico di Pompei.

La responsabilità

Lo scavo di quest’anno è il primo di tre. Nelle prossime due estati, Emmerson tornerà con un team per continuare gli scavi nella stessa area. Ma con uno sguardo diverso: “Ho capito il sito meglio di quanto abbia mai fatto alla fine di uno scavo: è il lavoro di archeologia più pulito e chiaro che abbia mai fatto, e iPad Pro ha una buona parte di merito”, osserva. “È uno dei motivi per cui questa tecnologia è così vitale: ci permette di mostrare esattamente ciò che abbiamo fatto e ciò che abbiamo trovato, perché per me è fondamentale essere all’altezza della responsabilità di fare scavi in un sito come questo e raccontare le storie delle persone che qui vivevano”. 

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