Leggete mai i Terms & Conditions? D’ora in poi fatelo, vi conviene

Leggete mai i Terms & Conditions? D’ora in poi fatelo, vi conviene

E così, ridendo e scherzando, abbiamo assistito ad un crollo epocale. Un altro. Ricordo bene l’attacco di Soros alla lira, così come certi crolli borsistici prima dell’avvento dell’euro. Ricordo altrettanto bene il crollo della dot com economy, quando passammo, da un giorno all’altro, dall’essere i più desiderati dai media allo stato di paria: un giorno delle persone che mi conoscevano benissimo, vedendomi da lontano, imbarazzati cambiarono marciapiede per non dovermi salutare.

Ricordo il 2008 con i subprime e Lehman Brothers, quando a Mayfair ti offrivano letteralmente per la strada delle Mercedes Classe S al prezzo di una Polo: erano le berlinone dei tanti bankers appena licenziati. E, naturalmente, ricordo i vari alti e bassi di Bitcoin. A ben guardare, nessuno di questi eventi si è mai manifestato senza prima qualche tipo di avvisaglie. Esse, tuttavia, sono sempre ignorate dagli ingordi, o dagli illusi.

Il bear market di queste settimane, ad esempio, era nell’aria già da febbraio: inflazione, catene di fornitura industriali saltate in aria, guerra, rallentamento dell’economia non lasciavano presagire nulla di buono per i mercati, incluso ovviamente quello delle crypto. Poi è arrivato l’attacco a Terra/Luna a dare una spallata anche a tutto il resto. Ad oggi è probabile che la maggior parte di chi ha investito in crypto si trovi, come si suol dire, sott’acqua.

Come sempre, in situazioni del genere il panico gioca un ruolo importante: sarebbero momenti interessanti per acquistare, invece la gente vuole scappare, costi quel che costi. Domenica scorsa, in una sola giornata, sono stati ritirati crypto asset per un ammontare di circa mezzo miliardo di dollari.

Il problema è che in casi del genere non tutti sono in grado di far fronte alle richieste, il che fa aumentare il panico. A fronte di un soggetto on-chain come Tether, che ha restituito senza batter ciglio 11 miliardi di dollari in 4 giorni ai propri clienti (mi ripeto: conoscete una banca in grado fare altrettanto?), un’azienda leader come Celsius è stata presa di mira su Twitter e, dopo pochi giorni passati a rassicurare tutti sulla sua tenuta (anche Lehman Brothers diceva che tutto era sotto controllo fino a quattr’ore dal default..), si è ritrovata a comunicare ufficialmente che non c’è la possibilità di ritirare le crypto che i clienti gli avevano consegnato. Poche ore dopo un suo concorrente, Nexo, si è ufficialmente offerto di acquistare determinati suoi asset, cioè le sue spoglie.

E qui veniamo al punto. Soggetti CeFi (Centralized Finance) come Celsius, BlockFi, Nexo si basano su un modello di business molto simile a quello delle banche tradizionali: tu cliente mi depositi le tue crypto, io ti dò un buon compenso settimanale o mensile e cosa ne faccio delle tue crypto sono affari miei.

Tipicamente queste crypto vengono utilizzate – spesso a leva, spesso a leva elevata – in varie pool di liquidità capaci di generare compensi molto maggiori rispetto a quelli pagati ai clienti. Tutto gira a meraviglia se il mercato sale, o comunque non crolla da un momento all’altro. In questo caso la leva agisce al contrario e i fondi da restituire non ci sono, o meglio non ce ne sono abbastanza, o sono bloccati e comunque il loro valore è troppo basso, il che è un problema se sono stati bloccati a garanzia per qualche operazione di borrowing o lending, magari di qualche piccola crypto emergente (altcoin) altamente speculativa.

Tutte cose di cui, tipicamente, il cliente è ignaro, così come lo è di un particolare che fa tutta la differenza: le crypto messe a lavorare su questi servizi, così come tutte le crypto acquistate su quasi tutti gli exchange, a partire da Coinbase e Binance, e lì lasciate in custodia, sono di fatto di proprietà di questi servizi, che ne possono disporre a piacimento salvo doverle restituire al cliente nel  momento in cui vengono richieste.

Esattamente come quando lasciamo i nostri euro sul conto corrente: la banca può usarli come crede, basta che ce li dia quando facciamo un prelievo. Se tutti preleviamo tutti i nostri risparmi nello stesso tempo la banca fallisce. E un po’ quello che sta succedendo in questi giorni con Celsius. E’ quello che sta mettendo a rischio un gigante come Coinbase. E’, in buona sostanza, ciò che sta decretando la fine del modello opaco della CeFi.

A questo modello se ne oppongono altri due, diversi tra loro ma che in comune hanno una cosa: la mancanza di opacità. Uno è, ovviamente, la finanza decentralizzata, istituzionale e non. Può essere complessa da approcciare e gestire, può essere rischiosa ma non ti nasconde nulla: è tutto scritto sugli smart contract. A te decidere se giocare a quel gioco.

L’altro è quello delle società custodian: soggetti centralizzati nati appunto con lo scopo primario di custodire efficacemente le crypto dei propri clienti e in certi casi per farle lavorare all’interno di varie soluzioni DeFi. Questi soggetti (disclaimer: Anubi Digital è uno di questi) generalmente lasciano che sia il cliente a scegliere le opzioni di custodia passiva o attiva e ciascuna è ben argomentata così che il cliente sia ben cosciente dell’opzione scelta.

Ma, cosa perfino più importante, i Terms & Conditions di questi soggetti evidenziano in modo chiaro che, contrariamente a quando espresso dai maggiori exchange e dai soggetti CeFi, le crypto sono dei clienti e solo i clienti possono decidere cosa farne. E, ancora, per nessuna ragione, le crypto dei clienti vanno a comporre in qualche modo il patrimonio dei custodian come invece avviene nelle imprese CeFi o nella maggior parte degli exchange. Stiamo parlando di una differenza abissale che, purtroppo, quasi nessuno ha avuto la voglia di andare a scoprire.

Per essere chiari: se aziende ieri osannate e oggi chiacchierate come Celsius o Coinbase falliscono (speriamo di no) e tu avevi le tue crypto da loro, prima passano all’incasso azionisti e creditori e poi se resta qualcosa tocca a te. Con i custodian, al contrario, le crypto dei clienti non hanno nulla a che fare con il loro bilancio: se un custodian dovesse chiudere bottega, le crypto dei clienti sono sempre ritornate al legittimo proprietario senza che nessuno possa legittimamente bloccarle. Insomma, questa grossa crisi, come ogni crisi, è anche una opportunità per fare pulizia sul mercato e chiarezza nei termini. Che i clienti, però, dovrebbero imparare a leggere prima di fare click.

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