Le giovani più consapevoli sui rischi dei profili falsi sui social

Le giovani più consapevoli sui rischi dei profili falsi sui social

LE RAGAZZE sono molto più attente a “sfuggire” agli adescatori sui social che usano false identità e immagini per carpire loro, attraverso le chat, informazioni sensibili e anche altro. I ragazzi, invece, pur riconoscendo l’esistenza di profili falsi, spesso cedono alla tentazione e molti di loro confessano addirittura di aver creato a proprio uso e consumo identità fasulle. Con obiettivi e motivazioni diverse, si va dall’esigenza di coprire proprie debolezze fisiche e di relazione fino alla voglia di perseguitare altri giovani con problemi psicologici, fisici e di capacità di interagire nel mondo digitale.
 
L’indagine realizzata da Kaspersky, insieme al Giffoni Innovation Hub, svela i numeri e i retroscena del cosiddetto “catfishing”, cioè il pescare immagini e informazioni prese dagli account di social media di altre persone per creare una nuova e finta identità on line, usandola come fosse la propria, per scopi e obiettivi che spesso travalicano il semplice “nascondersi” in rete e diventano veri e propri reati di tipo sessuale e di stalking.

 

Il fenomeno, che inizialmente ha riguardato il mondo adulto, ora sta prendendo sempre più piede tra i giovanissimi. E se ne sa ancora molto poco. L’inchiesta realizzata da Kaspersky ha come obiettivo quello di sensibilizzare i ragazzi e i loro genitori sul fenomeno ed essere più consapevoli, in tempi in cui le piattaforme digitali sono sempre più centrali nella vita dei ragazzi, mesi fa per il lockdown e ora per il proseguo di lezioni scolastiche in parte a distanza e che comportano una presenza costante su piattaforme di condivisione via Internet
 
I dati che emergono dall’indagine sono sconcertanti: ad oltre 6 ragazzi su 10 è capitato di imbattersi in profili falsi sui social, ma quasi la metà confessa di averli creati, di cui il 27% per divertimento. Le ragazze sono più attente a non cadere in “trappola”. Tra le motivazioni che spingono a mentire anche la vergogna per il proprio aspetto fisico, preludio di un possibile bodyshiming che ha provocato anche effetti drammatici su alcuni giovani, portandoli addirittura al suicidio.

Potrebbe essere questo, ad esempio, il caso del ragazzino di undici anni che ieri si è tolto la vita a Napoli, facendo capire in un messaggio ai genitori che doveva seguire “un uomo incappucciato”, con la faccia di Pippo, il personaggio Disney, che contatterebbe adolescenti e preadolescenti sui social, per spaventarli, terrorizzarli, in un gioco dell’orrore che lascia segni soprattutto nei più fragili. L’ipotesi è che il bambino sia diventato vittima del gioco ‘Jonathan Galindo’, in cui un uomo col cappuccio nero, dopo aver agganciato i piccoli sui social, li trascina in sfide e prove fino alla morte.

Quanto è importante sapere con chi si chatta? Le ragazze sono più attente. Il problema della sicurezza in chat è decisamente sentito dai ragazzi italiani, che iniziano a frequentare i social molto presto: quasi il 40% apre il primo profilo prima dei 12 anni e oltre l’80% prima dei 14. Ad oltre 6 intervistati su 10 è capitato di imbattersi in profili falsi, avendo avuto però la capacità di saperli riconoscere. Se oltre il 65% considera dunque fondamentale informarsi e l’85% è cosciente della serietà del fenomeno, sono in particolare le ragazze le più preparate sul tema (62%), contro il 43% dei maschi, e anche le più sensibili, ritenendo importante sapere con chi si chatta realmente: il 73%, infatti, dà un voto massimo a questo aspetto, rispetto al 50% dei maschi.

In generale il catfishing viene visto come qualcosa che coinvolge soprattutto i giovanissimi (citato dal 72% dei rispondenti), anche se il 17% pensa riguardi principalmente il mondo degli adulti e il 13% solo persone molto deboli e fragili. Alcuni, inoltre, sottovalutano il pericolo e non lo ritengono tale, a meno che non si tramuti in truffa economica, ricatto o minaccia (14%).

Cosa spinge a mentire online? Pericolo body shaming e paura del giudizio. L’ossessione per i like e la paura del giudizio, riferito al proprio orientamento sessuale, al colore della pelle o al proprio corpo, hanno effetti importanti: tra le motivazioni che spingono qualcuno a mentire in rete inventando profili falsi, il 22% dei ragazzi intervistati crede ci sia proprio la vergogna per il proprio aspetto fisico, convinzione che appartiene in ugual misura sia ai maschi (23%) che alle femmine (21%). 

Da vittime a “carnefici”. Dall’indagine emerge anche che ben il 44% degli intervistati ha utilizzato almeno una volta profili falsi sui social (minima la differenza tra maschi e femmine), sostenendo di averlo fatto soprattutto per divertimento (27%), ma anche per sentirsi “libero” di commentare e postare contenuti che con la propria identità non si avrebbe avuto il coraggio di condividere (14%). L’8% confessa invece di averlo fatto per timidezza, il 5% per aumentare like e commenti sul profilo personale, mentre il 2% ammette di averlo creato per fare l’hater in rete e con gli altri.

A scuola se ne parla poco. Un altro elemento che emerge dalla ricerca di Kaspersky è che la scuola sembra non essere un luogo in cui si discute di questo genere di problematiche, ormai entrate a far parte a tutti gli effetti della società contemporanea: solo il 29% dichiara di averne parlato con i propri insegnanti e, anche in questo caso, sono le ragazze a preoccuparsene maggiormente, nello specifico il 32%, rispetto al 25% dei ragazzi.
 
 “Negli ultimi mesi c’è stato un forte aumento dell’uso dei dispositivi digitali necessari al lavoro da casa e alla didattica a distanza, ma è cresciuto anche l’uso dei social e di nuove piattaforme di comunicazione, soprattutto da parte dei più giovani, costretti a relazionarsi durante la quarantena solo in questo modo – ha commentato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky – Oltre dunque ai benefici offerti dalla possibilità di essere sempre connessi, è fondamentale tenere presente che gli adolescenti sono naturalmente i più esposti alle minacce della rete. Per questo motivo è importante creare progetti e iniziative per una vita digitale sicura e per informare i ragazzi sui pericoli del mondo online. Un impegno che con Kaspersky ci siamo presi da tempo e che stiamo proseguendo, con l’obiettivo di fornire strumenti educativi a genitori e insegnanti, che possano guidare all’uso corretto del mondo digitale fin dall’infanzia”.

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