L’alba dei cobot, i robot che lavorano con l’uomo invece che al suo posto

L’alba dei cobot, i robot che lavorano con l’uomo invece che al suo posto

La presentazione alla stampa della nuova sede italiana di Fanuc nei pressi di Milano, costruita nel 2019 secondo rigorosi standard ambientali e di sostenibilità (è certificata Leed Gold e utilizza il 40% di energia autoprodotta con l’obiettivo di arrivare al 100% tra due anni), è stata l’occasione per fare il punto sui trend della robotica e dell’automazione industriale.

La nuova sede Fanuc di Lainate (Mi)
La nuova sede Fanuc di Lainate (Mi) 

La multinazionale giapponese da 8mila dipendenti e 5 miliardi di euro di fatturato 2021, leader nel settore dei sistemi a controllo numerico computerizzato (Cnc) e dei robot industriali, con quote di mercato rispettivamente del 60 e del 30%, ha impostato la sua strategia aziendale per il futuro su innovazione, sostenibilità e su quello che Marco Delaini, Managing Director di Fanuc Italia (155 dipendenti e 173 milioni di fattturato 2021, in crescita del 28% rispetto all’anno pre-covid 2019), ha definito la “Centralità dell’uomo”.

L’innovazione si esprime anche e soprattutto in soluzioni di automazione intelligenti, in grado di scambiare grandi quantità di dati in tempo reale e migliorare i processi attraverso l’auto-ottimizzazione, grazie una rete digitale composta da sensori, motori e tecnologia robotica che, attraverso l’IIoT (Internet delle Cose per l’Industria) e l’AI (Intelligenza Artificiale), è in grado rilevare in anticipo i potenziali problemi e adottare contromisure prima che si verifichino fermi macchina. Il che riverbera anche sul lato ambientale: “garantiamo la riparabilità a vita dei nostri robot e la rigenerazione dei componenti, in modo da non costringere i clienti a sostituirli con prodotti nuovi” spiega Delaini.

“Inoltre le nostre macchine sono da sempre elettriche e non idrauliche, il che consente notevoli risparmi di energia, nell’ordine del 20-30%. Infine molti dei nostri robot non usano del tutto olio, o lo sostituiscono con grassi vegetali”. Quanto all’IoT, “abbiamo aperto un dipartimento apposta” spiega Delaini, “è un mondo molto diverso da quello dell’automazione industriale: gli standard non ci sono o cono molto più fluidi, la tecnologia diventa obsoleta a ritmi vertiginosi. Abbiamo deciso di adottare una piattaforma aperta agli sviluppatori, un po’ come succede con i sisttemi operativi degli smartphone”.

Marco Delaini, Managing Director di Fanuc Italia
Marco Delaini, Managing Director di Fanuc Italia 

Ma la cosa forse più interessante è la parte che riguarda la centralità delle persone. In pratica si tratta della messa a punto di robot collaborativi e dei percorsi formativi. Partendo da questi ultimi, Fanuc collabora con scuole, in particolare gli Its, e università, fornendo tecnologia e formazione, ed è sponsor mondiale e nazionale di WorldSkills, i Campionati Mondiali dei Mestieri che promuovono l’istruzione e la formazione professionale nel settore industriale e che ogni due anni vedono giovani talenti di più Paesi sfidarsi in competizioni tecnologiche. A novembre è prevista per la prima volta l’inserimento della skill “Robot System Integration” all’interno della competizione nazionale che si svolgerà a Torino.

Quanto ai cobot, i robot collaborativi, si tratta potenzialmente di una rivoluzione copernicana: se infattti tradizionalmente i robot sono stati usati in ambito industriale per sostituire l’uomo (benché spesso in arrività usuranti o nocive alla salute), da qui la storica ostilità verso le macchine – da Ned Ludd in poi – e il fatto che siano percepiti – non a torto – come una minaccia per l’occupazione, la robotica collaborativa promette che i robot, anzi, i cobot, lavoreranno “con” l’uomo. In sostanza si tratta di robot che invece di lavorare  in un ambiente chiuso, con il vantaggio della velocità e del fatto di poter operare anche in condizioni non salubri per l’essere umano, ma con il grosso svantaggio, e dalle aziende sempre pià percepito come tale, di non poter essere settati né controllati in corso d’opera, lavoreranno in stretta simbiosi con l’operatore. Questo garantisce una flessibilità infinitamente maggiore. “pensiamo per esempio alla saldatura: invece di dovver programmarre tutto in anticipo e di poter fare il controlli di qualità solo a valle di tutto il lavoro, l’operatore può portare la macchina davanti all’oggetto da sadare, programmarla per quella specifica operazione e poi passare a quella successiva, che magari ha esigenze un po’ diverse”. Secondo la International Federation of Robotics, dal 2017 al 2020, la robotica collaborativa ha raddoppiato la propria share sul totale dei robot installati, e in 10 anni, dice Delaini, più del 50% della robotica sarà collaborativa. Fanuc ha già in catalogo 11 di questi cobot”.

 “L’Italia rappresenta un Paese e un mercato pieno di risorse”, conclude Delaini. “Spesso i centri di R&D giapponesi guardano al vecchio continente e, in particolare, al mercato tedesco e a quello italiano quali fari dell’innovazione. Vogliamo, quindi, investire nella valorizzazione del nostro “genio” e consentire alle nostre imprese locali di resistere ai diversi scenari economici grazie all’automazione e alla robotizzazione. Per rimanere competitive, le industrie e le PMI hanno, infatti, la necessità di produrre quantità di beni fortemente variabili, garantendo la massima qualità. Spesso gli investimenti in automazione si ripagano in meno di un anno, in quanto consentono di ridurre il tempo ciclo o di estendere la produzione da uno a due o tre turni”.

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