Il caso di Yandex, il Google russo che potrebbe fallire a causa delle sanzioni Usa
Molti organi di stampa, più o meno in tutto il mondo, stanno dando spazio alla possibilità che, nell’immediato futuro, la Russia voglia “disconnettersi da Internet”.
La notizia, pubblicata dal sito bielorusso Nexta tv, fa leva su documenti che ritiene essere la comunicazione ufficiale con cui il Cremlino intima alle autorità federali di trasferire tutti i server e i domini all’interno della Russia, inseriti quindi nella intranet nazionale chiamata RuNet, un Web a circuito chiuso raggiungibile e utilizzabile soltanto all’interno del Paese.
Non si tratterebbe di uno spegnimento della Rete così come avvenuto in Egitto nel 2011 o in Iran nel 2019, ma della creazione di una rete alternativa, qualcosa che sarebbe a tutti gli effetti una sorta di cortina di ferro digitale.
Dopo avere reso irraggiungibili Facebook e Twitter, dopo aver imbavagliato i media non statali, ora il presidente Putin sembra volere il controllo della Rete e, benché questo sia tecnicamente fattibile, l’intera questione non si può ridurre soltanto alla tecnologia.
Resta una notizia fragorosa, che (scetticismo a parte) ha comunque un suo fondamento. Nell’aprile del 2019, la Russia ha varato una legge per la sovranità di Internet, ossia per staccarsi dalle infrastrutture estere, una misura intesa a sottrarsi alle ingerenze delle agenzie di sicurezza americane, dalle incursioni cyber provenienti da qualsivoglia fazione o Paese e dalla possibilità che la Russia fosse esclusa dal traffico di server esteri. Legge che il Parlamento ha approvato con 322 voti a favore e 15 contrari e che è entrata in vigore il primo novembre dello stesso anno. A ridosso del Natale del 2019 è stato effettuato un test su vasta scala, imponendo la navigazione mediante il Web autonomo nazionale e, stando alla Bbc, il risultato ottenuto sarebbe stato ottimale. Poi, nel corso dell’estate del 2021 sono stati eseguiti ulteriori test di disconnessione da Internet.
Rimanendo nella sfera del controllo dell’informazione, il regolatore russo per le telecomunicazioni Roskomnadzor aveva ristretto l’accesso a Facebook lo scorso 25 febbraio, estendendo la medesima misura anche a Twitter due giorni dopo.
Per quanto possa essere macchinoso, creare un’infrastruttura Web a circuito chiuso è tutt’altro che complesso. Navighiamo in Rete mediante server Dns (la sigla sta per Domain Name System), macchine che permettono di instradare il traffico di dati verso il sito o la risorsa che desideriamo consultare, che sia in patria oppure all’estero. In linea teorica, se dall’Italia ci vogliamo collegare a un sito americano, la nostra richiesta di connessione viene accolta dal router a noi più vicino (tecnicamente quello che ci viene imposto dal nostro provider), passerà attraverso un numero variabile di router fino a essere accolta dal router più vicino al sito che vogliamo consultare.
Creando una struttura ad anello di Dns tutti connessi tra di loro che schermino sia il traffico verso altri Paesi sia quello in entrata da altri Paesi, ogni dispositivo (fisso o mobile) connesso potrebbe navigare soltanto all’interno di quell’anello circoscritto. Questo renderebbe inutile anche l’uso di Vpn, perché sarebbe impossibile instradare traffico in Russia dall’estero.
I documenti che si presume siano stati inviati dal ministero dello Sviluppo digitale sembrano essere una circolare indirizzata alle istituzioni governative, citano soltanto Dns nazionali, impongono di non fare ricorso a hosting esteri, di usare domini nazionali (cioè i .ru), di rafforzare le password usando sistemi di autenticazione a due fattori e di cancellare ogni Javascript proveniente dall’estero (che sono veicolo gettonato di virus e codice malevolo in genere): tutto ciò ha a che fare con norme di sicurezza e non con uno scollegamento dalla Rete. Ciò che appare evidente è che la Russia sta alzando gli scudi e vuole tutelare i server e i servizi statali dagli attacchi cyber ai quali, va ricordato, Anonymous ha dichiarato di non volere rinunciare.
Non c’è traccia di scollegamento da Internet, ma questo non vuole dire che sia impossibile procedere in tale senso: significa che rimane un’eventualità alla quale la Russia si è peraltro già preparata. Restano però al di fuori da questo discorso due elementi cruciali.
Le sanzioni a danno della Russia ricadono soprattutto sul popolo, e isolare il Paese dal resto del mondo coincide con una bastonata al commercio internazionale. Non va dimenticato che quello russo è un mercato che conta 144 milioni di persone e interrompere il traffico verso l’esterno renderebbe inutilizzabili (del tutto o in parte) tutti quei dispositivi di produzione estera, come elettrodomestici intelligenti, computer e dispositivi mobile, che ormai sono compagni inalienabili di ognuno.
Inoltre murarsi all’interno di un Web nazionale non escluderebbe gli attacchi cyber dall’interno dello Stato e, benché sia probabilmente più facile rintracciare gli attaccanti all’interno dei confini, questo può non essere sufficiente a limitare i danni.