La prima startup di Seymour Cray, il “dio” che inventò i supercomputer


L’8 luglio 1957 è stata una data memorabile per la storia dei supercomputer. E’ nata la Control Data Corporation (CDC) che a lungo è stato un pioniere del settore; merito di Seymour Cray che negli anni ’60 sviluppò per CDC i computer più veloci del mondo e che nel 1972 si mise in proprio fondando un’azienda che porta il suo nome (Cray Research) che per decenni ha sfornato supercalcolatori con il suo nome: i Cray.
Seymour Roger Cray era nato in un paesino del Wisconsin e fin da ragazzo mostrò subito una passione per l’ingegneria. Partecipò alla seconda guerra mondiale come operatore radiofonico e quando tornò in patria, nel 1951 andò a lavorare in una società che si proponeva di portare nel mondo civile alcuni dei formidabili progressi fatti dai computer durante il conflitto. Dopo un po’ Seymour Cray decise che era il momento di lanciare la sua startup e nacque la CDC. Qui costruì il primo supercomputer commerciale, il 6600, e coniò una “legge” per cui ogni volta che il prezzo di un computer raddoppia la velocità aumenta di quattro volte. I computer della CDC furono un successo ma per varie ragioni la società era in difficoltà e Seymour capì che era meglio ricominciare daccapo: fondò così la Cray Research nello stesso piccolo comune del Wisconsin e dove stava la CDC, Chippewa Falls. I supercomputer Cray hanno aperto la strada ad una nuova industria e Seymour Cray è diventato una leggenda. Gli sono state attribuite alcune massime molto citate come: ” La memoria è come un orgasmo. E’ meglio se non devi simularla” (si riferiva alla memoria virtuale dei computer).
Ma forse quello che meglio racconta il personaggio è un aneddoto citato in un libro a lui dedicato e intitolato The Supermen. Questo: dopo uno dei suoi rari discorsi pubblici, al Centro nazionale per le ricerche atmosferiche del Colorado, nel 1976, Cray disse che era a disposizione per delle domande. In platea c’erano programmatori e ricercatori. Si fece silenzio, Cray era in piedi in attesa e nessuno alzava la mano. Così per diversi minuti, dice il libro. Al che il capo del Centro Meteorologico per superare l’imbarazzo, chiese al pubblico: “Perché nessuno ha fatto una domanda?”. Si sentì uno rispondere: “Lei cosa chiederebbe a Dio?”.
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