La nascita di Omnitel nei ricordi di Carlo De Benedetti oggi

La nascita di Omnitel nei ricordi di Carlo De Benedetti oggi

“Certo che mi ricordo quando nacque la Omnitel!”. La voce di Carlo De Benedetti non ha perso lo smalto dei tempi d’oro. Era il 19 giugno 1990? “Ma no, che c’entra? Quello fu il giorno della costituzione. Un fatto burocratico, formale. Omnitel nella mia testa era nata un paio di anni prima, durante un breakfast a New York”. Allora Carlo De Benedetti guidava la Olivetti da ormai dieci anni e non era un momento facile. “Per la verità ero disperato. Le macchine da scrivere non si vendevano più e la produzione di personal computer si era spostata a Taiwan…”. E insomma cosa accadde a New York nel 1988? “Ero al Carlyle per fare colazione con un amico quando incontrammo George Blumenthal…”. Era un imprenditore telefonico americano che di lì a poco avrebbe fondato la Cellular Communications. “Mi raccontò di come avesse sviluppato a Portorico la seconda rete cellulare del paese. Gli chiesi: perché a Portorico? E lui: perché lì parlano tanto al telefono, se lo avessi fatto nel Maine non avrei avuto lo stesso successo”. Quella spiegazione nella mente di De Benedetti fu come la classica lampadina accesa: “Se a Portorico aveva avuto successo perché parlavano tanto al telefono, in Italia cosa poteva succedere?” . Come sempre in quegli anni l’incarico di trasformare un’intuizione innovativa in un progetto fu affidata a Elserino Piol, storico olivettiano e primo venture capitalist italiano. Dopo due anni di lavoro Omnitel era pronta al varo: soci la Olivetti, la Cellular Communications, Lehman Brothers, Bell Atlantic e la svedese Telia che aveva appena lanciato in Lituania una società chiamata Omnitel, da cui prese il nome l’impresa italiana. 

Nel 1993 venne varata la legge che liberalizzava le frequenze telefoniche mobili, Omnitel era pronta ma sulla sua strada c’era la strana alleanza fra la Fiat e la Fininvest di Berlusconi. Quando partì la gara Omnitel si alleò con il terzo sfidante, i tedeschi di Mannesmann, e vinse. Ma non fu questo il vero motivo secondo De Benedetti: “Avevamo deciso di offrire 700 miliardi di lire quando presi un aereo per andare in Cina. Appena atterrato a Pechino chiamai l’amministratore delegato Francesco Caio e gli dissi di alzare l’offerta a 770 miliardi. Quando aprirono le buste scoprimmo che gli altri avevano scritto 707, era chiaro che qualcuno li aveva informati delle nostre decisioni”. La gara fu assegnata nel marzo del 1994 non senza polemiche: “Erano gli ultimi mesi del governo Ciampi e qualcuno disse che il premier mi aveva fatto un regalo, ma la verità è che poi la concessione me la firmò mesi dopo il ministro Tatarella del governo Berlusconi”. 

De Benedetti ricorda che a comunicargli la vittoria fu il segretario di palazzo Chigi Andrea Manzella al telefono: “Stavo attraversando a vela lo stretto di Messina e per la gioia bevvi vino fino all’ubriacatura”. L’Italia aveva per la prima volta un secondo operatore telefonico che si era impegnato a coprire in 18 mesi il 40 per cento del territorio nazionale. Fu un successo: “Quella fu la più grande creazione di valore mai fatta. Dalla sua vendita Colaninno ricavò la liquidità necessaria a comprarsi Telecom che avrebbe dovuto chiamarsi Olivetti”.

Molti italiani di queste dispute finanziarie (su cui esistono versioni molto diverse da quella di De Benedetti, che però esulano dagli obiettivi di questo Almanacco) ricordano poco, ma tutti sicuramente ricordano i formidabili spot con la modella australiana Megan Ghale che dal 1999 accendevano la fantasia con avventure rocambolesche (e sexy) che si concludevano con le offerte commerciali di Omnitel. Ma a quei tempi De Benedetti era già fuori da un pezzo: “Io Megan Ghale non sapevo neanche chi fosse”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *