La frase criptica di Musk a 7 giorni dalla sua offerta per Twitter

La frase criptica di Musk a 7 giorni dalla sua offerta per Twitter

Sette underscore. Sette trattini bassi che anticipano tre parole: “È la notte”. Elon Musk nella notte affida a Twitter un messaggio criptico. L’ultimo in ordine di tempo, ma simile agli ultimi condivisi in questi giorni in cui è al centro dell’attenzione dei media e dei mercati.

L’imprenditore è in attesa di una risposta del consiglio di amministrazione di Twitter che dovrà decidere se accettare o meno la sua offerta da 43 miliardi per il 100% del pacchetto azionario. Ma la strada sembra farsi ogni giorno più complicata, nonostante l’amministratore delegato di Tesla non sembra intenzionato a fare passi indietro.

Poche ore prima Musk ha twittato “Love me tender”, una canzone di Elvis Presley. Un tweet arrivato poco dopo la decisione del consiglio di amministrazione di adottare la  ‘poison pill’, la ‘pillola al veleno’ che consente agli attuali azionisti di Twitter di comprare a un prezzo favorevole altre azioni ostacolando eventuali scalate.

Mossa riuscita, al momento. Perlomeno ha consentito al consiglio di amministrazione di prendere tempo. Da quanto si apprende, il board deciderà entro il 28 aprile se accettare o rifiutare l’offerta, che Musk ha già definito come “la migliore possibile, ma anche l’ultima”.

Musk potrebbe mettere 10-15 miliardi di tasca propria

Musk non ha preso bene l’arrocco del consiglio di amministrazione. Secondo indiscrezioni sembra che non si aspettasse questa reazione. Grazie alla ‘pillola’, il board di fatto ha deciso di impedire a qualsiasi azionista di possedere più del 15% delle azioni della società, consentendo agli altri di comprare altre azioni, diluendo la quota di chi voglia tentare la scalata in modo ostile. Musk attualmente ha una quota del 9,1% ed è il secondo azionista del social.

Ieri il New York Post, citando fonti vicine al dossier, ha fatto sapere che l’imprenditore sarebbe disposto a investire tra i 10 e i 15 miliardi di dollari di denaro proprio per comprare Twitter e rendere privata la società. Musk, che è secondo azionista del social, da quanto apprende il quotidiano, avrebbe contattato Morgan Stanley per raccogliere altri 10 miliardi di dollari in debito per completare il suo affondo. Ma né Musk né Twitter hanno confermato né smentito la notizia al giornale americano.

Un’offerta ‘giusta’, ma non irrinunciabile

Nei giorni le società di consulenza finanziaria interpellate da Twitter hanno definito giusta l’offerta di Musk. Ma il board potrebbe comunque rifiutarla, trincerandosi dietro la scelta politica di difendere la scelta di mantenere il social così come è: un forte controllo dei contenuti al fine di dare sia al proprio pubblico che agli inserzionisti uno spazio quanto più possibile pulito da discorsi d’odio e messaggi violenti. Policy contestata da Musk, che vorrebbe invece che il social diventasse “la piattaforma della libertà di parola”, rendendolo più simile a Telegram che alle grandi piattaforme.

Eppure, secondo gli analisti interpellati da Reuters, alla fine potrebbe prevalere la logica dei soldi. Anche sui principi etici: “Tutte queste conisderazioni sulla cultura, i discorsi e la democrazia passano in secondo piano se gli azionisti non avranno un beneficio concreto”, ha commentato Ann Lipton della Tulane Law School.

Ovvero, anche a fronte di un’offerta molto buona, se la prospettiva che l’attuale policy sui contenuti di Twitter possa rendere nel medio periodo più di qualche dollaro per azione subito, il consiglio d’amministrazione risperidrà l’offerta al mittente. Senza arrovellarsi su etica e morale. Se non è proprio la notte della storia tra Musk e Twitter, il tramonto sembra avvicinarsi.

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