La carenza di chip da 50 centesimi mette in crisi un mercato da 600 miliardi di dollari

La carenza di chip da 50 centesimi mette in crisi un mercato da 600 miliardi di dollari

Tra le ragioni che hanno determinato la carenza mondiale di chip ce ne sono alcune note e altre meno note. Quelle conosciute riguardano l’arresto totale o parziale dell’attività di estrazione delle materie prime e della produzione avvenute durante la fase pandemica, oltre alla forte ripresa della domanda nell’epoca post-pandemica sospinta in particolare da alcuni comparti industriali, in primis quello dell’automobile che fa incetta di chip di diverso tipo.

Una crisi che riguarda solo marginalmente la produzione di Cpu e di Gpu e che tocca soprattutto quella di schede di sviluppo Lcd, schede Wifi o ethernet e persino quella degli alimentatori, come ha avuto modo di sottolineare il Ceo di Intel, Pat Gelsinger commentando i risultati finanziari dell’azienda.

L’allusione è a quella miriade di chip a bassa tecnologia che servono a produrne altri più evoluti. Un problema accusato anche da Apple e che ha pesato, in termini di minori introiti, per circa 6 miliardi di dollari che potrebbero diventare 8 miliardi nel corso del 2022 anche se – limitatamente al secondo semestre del 2022 – l’azienda di ricerca specializzata Counterpoint prevede un miglioramento del quadro complessivo, nonostante le 70 località cinesi al centro di clausure totali o parziali.

Sempre stando alle parole di C. C. Wei: mancano quei chip di fascia bassa necessari a costruire le macchine per produrre i chip. E, sempre ascoltando le parole del manager di Tsmc, mentre l’industria degli smartphone riesce a contenere il numero di chip di cui necessita, l’industria dell’automobile si dimostra più dipendente dal silicio anno dopo anno.

Le strategie per il futuro

I giganti del silicio si stanno muovendo, Intel ha deciso di investire 80 miliardi di euro in dieci anni per raggiungere una maggiore emancipazione, una strada simile è percorsa anche da Tsmc che dovrebbe aprire un nuovo stabilimento produttivo in Cina entro la fine del 2022.

Peter Wennink, Ceo dell’azienda olandese Asml, leader nella fornitura di macchinari per la produzione di semiconduttori, è ottimista. Intervenendo, il 5 settembre appena trascorso, sulla sovranità europea nel campo dei chip, ha ribadito che si potrà avere un maggiore controllo su tutto ciò che vincola la fornitura di semiconduttori, pur non offrendo garanzie a supporto delle sue affermazioni. Anche Asml è messa in difficoltà da chip poco costosi che le impediscono di essere scattante nella produzione.

Lo scorso 9 agosto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato il Chips and Science Act, un disegno di legge che porta in dote 52,7 miliardi di dollari per incentivare la ricerca e la produzione di semiconduttori. Oltre a creare 40mila posti di lavoro, l’obiettivo è quello di facilitare le aziende americane nel fare fronte alla potenza cinese.

 

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