Io vince il premio Compasso d’Oro. Storia dell’app unica della Pa italiana

Io vince il premio Compasso d’Oro. Storia dell’app unica della Pa italiana

Prima che il Team per la Trasformazione digitale di Palazzo Chigi si mettesse a lavoro, ogni sito della pubblica amministrazione aveva un stile diverso dall’altro. Ogni ministero, ogni regione, ogni comune, ogni scuola decideva per conto proprio che stile usare, che design applicare, talvolta che logo mettere in evidenza. Per questo il Team si era dato alcuni obiettivi per partire: costruire una community di sviluppatori e di designer della Pa in grado di far parlare i siti, le app delle amministrazioni pubbliche con uno stile unico e un unico linguaggio. Fare in modo che avessero un design riconoscibile, che racchiudesse in sé il senso delle istituzioni e un po’ quello del Paese che rappresentavano.

L’app Io oggi ha vinto la XXVII edizione del Premio Compasso d’Oro, tra i premi più ambiti di design in Italia che dal 1958 la Fondazione Adi – Associazione per il disegno industriale assegna ai progetti capaci ogni anno di mettere in evidenza il valore e la qualità dei prodotti del design italiano. E’ la prima volta che il premio viene assegnato a un’applicazione mobile. E il fatto che quest’app sia stata sviluppata dalla pubblica amministrazione è motivo di vanto per chi l’ha pensata.

2014, i primi passi dell’App Io della Pa

“Guardi, in questo documento c’è tutto. Era il 2014, ed è un po’ il testo che ha dato il via all’app Io. Abbiamo deciso di chiamarla così perché volevamo rappresentasse bene l’idea che l’app fosse qualcosa di personale, che ogni cittadino identificasse come propria. Che ognuno avesse la sensazione di avere in tasca tutta la pubblica amministrazione che gli servisse”. Paolo Barberis lavorava al Team durante la sua ideazione. Imprenditore seriale, cofondatore di Dada e Nana Bianca, classe 67, ha fatto parte del primo nucleo del Team guidato da Diego Piacentini. Per Barberis unificare sviluppo e design era la base per far parlare alla pa un unico linguaggio nel mondo digitale. L’app, nata all’interno di un progetto oggi gestito da PagoPa, che ha ricevuto il premio, un approdo.

“Un’app unica per i servizi della Pa era cosa più logica da fare”, spiega. “Se avuto successo non è perché dietro ci fosse nulla di rivoluzionario, ma solo una cosa logica da fare nell’era dello smartphone”. Quel documento del 2014, che Italian Tech ha avuto modo di visionare, contiene in realtà anche quello che sarebbe successo negli anni successivi. “E’ per certi versi incredibile che in effetti lì ci sia ancora tutto quello che poi sarebbe successo. Abilità nostra e del team di averlo messo in piedi così, ma anche poi dei governi successivi che hanno capito che quell’impostazione era corretta”, ragiona Barberis, mentre spulcia quei file con i primi passi dell’applicazione.

Cura e cultura scientifica. La scelta della font della Pa

Il Team ha cominciato a lavorare da subito al design della Pubblica amministrazione. C’era troppa disomogeneità tra i vari siti. Un’unica amministrazione pubblica, ma sul digitale ognuno andava per la propria strada: “Per noi il tema del design della Pa italiana era un obiettivo primario. Il team del design ragionava su questo principio: provare a fare qualcosa di simile alle app che funzionano meglio al mondo. Cioè farle con cura, amore, tecnica e cultura scientifica”, ricorda Barberis. Così è stato. Anche grazie a una scelta stilistica poco nota, ma che ha fatto la differenza: “Come font per la pubblica amministrazione italiana abbiamo scelto una soluzione italiana, allora poco usata, oggi diventata popolare. La font Titillium, creata dall’Accademia delle belle arti di Urbino”. Una piccola cortezza, ma che tra le altre ha fatto la differenza.

Il lancio dell’app nel 2020. Oggi 29,8 milioni di download

L’app Io, ufficialmente lanciata ad aprile 2020. E’ stata scaricata al momento 29,8 milioni di volte. L’esplosione di download si è avuta verso la fine di quell’anno e gli inizi del 2021, quando tramite l’app si poteva accedere ai vari bonus del governo e ai certificati Covid. Nel frattempo l’app si è arricchita di varie opzioni: ricorda le scadenze, il bollo, il pagamento delle multe. Tramite l’app è possibile farlo con un click. Oggi è parte della vita di milioni di italiani, così come è diventata parte della vita degli italiani Spid, il sistema unico di identità digitale, anch’esso usato da 30 milioni di cittadini. Considerata la parte di popolazione attiva, quasi il 75% degli italiani.

“Difficoltà a far capire la nostra idea? Forse all’inizio. Non sul progetto in sé, è che spiegarlo era difficile. Ma ci ha salvato il fatto che fosse una cosa logica da fare, e i trentacinque del Team che hanno lavorato per fare in modo che quella logica diventasse operativa. Che desse vita all’app unica della pubblica amministrazione”, conclude Barberis. Il successo delle app, lato utente, generalemnte è attribuito alla sua usabilità. Deve essere utile, facile da usare, fluida, senza intoppi o bug da risolvere. Per chi la fa invece, è un po’ come se rappresentasse l’idea, la filosofia stessa di un’azienda, di un ente, o di un’istituzione. Perfino di un Paese. Il premio Compasso d’Oro è un po’ il coronamento di un percorso.

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