Il senso dei social per il complottismo. “Così hanno aiutato i negazionisti di QAnon”

Il senso dei social per il complottismo. “Così hanno aiutato i negazionisti di QAnon”

Il momento di gloria del movimento super complottista di QAnon, lo stesso che è passato con disinvoltura dalle teorie negazioniste sulla pandemia alla missione escatologica che avrebbe guidato Donald Trump, è stato questa estate. A sostenerlo l’ultimo rapport di Newsguard, azienda americana che censisce e analizza siti di informazione stabilendone il grado di affidabilità.

Fra aprile e agosto, mentre il contagio continuava a diffondersi e ormai buona parte delle attività lavorative e delle relazioni sociali si svolgevano online, sui social network si registrava una impennata nella diffusione delle idee di QAnon. Hanno cominciato ad apparire più di mille volte al giorno grazie ad una rete di pagine, gruppi e profili di individui influenti su Facebook.

La ricerca, realizzata in collaborazione l’inglese Institute for Strategic Dialogue (Isd), è basata sull’analisi di oltre 200mila post in un periodo di cinque mesi per individuare quella che viene chiamata la “catena del complotto” che avrebbe portato ad una sistematica disinformazione: false affermazioni sulla gravità del Covid-19, campagne contro mascherine e lockdown, teorie infondate e stravaganti sulle origini dell’emergenza sanitaria. Tutte assorbite nella grande e complessa narrazione del mondo di QAnon, che è stata spinta fino a manipolare alcuni contenuti di Save the Children per sostenere un vecchio cavallo di battaglia del movimento, il fantomatico traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale da parte di quell’élite che governerebbe il mondo.

Il rapporto di Newsguard e Isd non menziona fa però alcun cenno ai passi avanti fatti proprio in questi mesi dai social network, Facebook in particolare, sia nell’individuazione dei contenuti di odio grazie ad una nuova intelligenza artificiale chiamata Xlm-r. Tre anni fa era praticamente impossibile da bloccare usando gli algoritmi, il 19 novembre Facebook ha invece comunicato ufficialmente che ora il tasso di individuazione è del 94,7 per cento. Non menziona nemmeno che QAnon si è spostato e non da ottobre, quando è stato bandito dai social network, su chat come Telegram. A luglio ad esempio fra i 70 gruppi legati a QAnon più frequentati, sette su dieci erano europei e quello tedesco, Qglobal-Change, contava 120mila iscritti che nel frattempo sono diventati 145mila.

Ma per Newsguard conta sottolineare che il divietodi Facebook del 6 ottobre sui contenuti del movimento super complottista è arrivato troppo tardi. “Sebbene pagine e gruppi con decine di migliaia di membri che hanno promosso QAnon siano stati rimossi dalla piattaforma, la cospirazione aveva già goduto di libertà di movimento per tre anni”. In partica l’accusa è che Facebook, YouTube e Twitter avrebbero svolto un ruolo cruciale nel facilitarne la diffusione. Si fa riferimento alla necessità di migliorare gli algoritmi, anche se come dicevamo di passi avanti da questi punti di vista ne sono stati fatti tanti.

Riguardo l’Italia, il rapporto segnala in particolare il sito La Cruna Dell’Ago, blog di Cesare Sacchetti. Fra le altre cose ha pubblicato una serie di falsità sul Covid-19, il presunto “Nuovo Ordine Mondiale” tanto caro a QAnon e Bill Gates, che è storicamente preso di mira fin dai tardi anni Novanta dal millenarismo catastrofico, lo stesso che poi prese forma nei cinque volumi delle serie Left Behind di Tim LaHaye e Jerry Jenkins. Uno dei tanti serpre verde dei complottismi di ieri e di oggi.

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