Il giorno della marmotta dell’Agenda digitale

Il giorno della marmotta dell’Agenda digitale

Il 28 maggio 2013, al palazzo dei Congressi di Roma, l’Italia sembrava finalmente pronta ad entrare nel futuro e colmare il gap, già evidente, con gli altri paesi europei. Era in corso Forum PA, una manifestazione che dal 1990, ogni anno, in primavera, sotto la regia esperta di Carlo Mochi Sismondi e Gianni Dominici, fa il punto sulla pubblica amministrazione. 

L’anno precedente il governo Monti aveva creato l’AgiD, l’Agenzia per l’Italia Digitale, con la D maiuscola perché non si dica che il digitale per noi non è importante, già che c’erano potevano anche metterci un bel punto esclamativo. L’AgiD era nata sulle ceneri di precedenti enti, in particolare di DIgitPA (2009), a sua volta successore del CNIPA (2003). che prendeva il posto dell’AIPA (1993); senza contare l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie dell’innovazione, per gli amici soltanto Agenzia dell’innovazione, istituita nel 2006 e anch’essa collassata nell’Agid nel 2012. Insomma se ci fosse stato un campionato per chi crea più enti (inutili) per digitalizzare un paese avremmo vinto a mani basse. Ma con Agid, ci dicevamo, si fa finalmente sul serio.

A dirigere la neonata agenzia venne mandato un alto dirigente di Poste, Agostino Ragosa, che il 28 maggio 2013 entrò trionfalmente al palazzo dei Congressi di Roma con il passo deciso del digitalizzatore. Fece una presentazione di ventitre slide, compresa la copertina intitolata “La strategia dell’AgiD per la realizzazione dell’agenda digitale italiana”. A scorrerle oggi si avverte un senso di tenerezza: si parla dell’importanza del digitale per far crescere l’economia, dell’esigenza di avere standard tecnologico condivisi per la cosiddetta interoperabilità, dell’urgenza di una copertura totale del paese con internet super veloce e dell’obiettivo di alfabetizzare tutta la popolazione aumentandone le competenze digitali.

Tra i progetti sono citati il fascicolo sanitario elettronico, l’anagrafe unica, i pagamenti elettronici, la giustizia digitale e il cloud della pubblica amministrazione. Insomma se uno cambiasse la data, potrebbe dire che stiamo parlando del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza appena approvato da governo e Parlamento. E invece sono passati otto anni. Sarebbe ingiusto dire che siamo ancora nello stato del 2013: non è vero. Ma è incredibile rendersi conto che gli obiettivi sono gli stessi da un decennio, e i progetti anche. Sembra di vivere il giorno della marmotta di un film del 1993, in cui il protagonista al mattino si sveglia e rivive sempre la stessa giornata. 

Stiamo costruendo un Almanacco dell’Innovazione italiana. Se hai un fatto con una data da proporre scrivimi a dir@italian.tech

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