Gli Usa pronti a mettere al bando Tik Tok

Gli Usa pronti a mettere al bando Tik Tok

 La Casa Bianca affila le sue armi contro TikTok, il social media dei mini video frequentato dai giovani di tutto il mondo, e da Washington considerato un potenziale strumento dello spionaggio comunista. Nei giorni scorsi sia il presidente Donald Trump che Mike Pompeo, il segretario di Stato americano, hanno ipotizzato un “bando” della app, di proprietà del colosso cinese ByteDance. E ora cominciano a emergere i primi dettagli della strategia con cui metterlo in atto. Secondo quando riferito da fonti vicine all’amministrazione al Financial Times, una delle ipotesi in discussione sarebbe inserire la casa madre ByteDance sulla “lista nera” del dipartimento del Commercio, la stessa in cui è stata inclusa Huawei.

Una mossa del genere renderebbe difficile per aziende come Apple o Google fornire a TikTok gli aggiornamenti necessari a farla funzionare sui loro sistemi operativi, arrivando così a eliminarla dagli smartphone degli americani. Ma è anche possibile che questa ipotesi sia agitata come una minaccia per convincere ByteDance a cedere il controllo della sua controllata, liquidando di fatto le sue attività fuori dal confine cinese. Un alto funzionario americano ha detto che una decisione arriverà entro un mese e manderà “un segnale molto forte alla Cina”.

TikTok è un social network di mini video musicali, frivoli e divertenti, che negli ultimi mesi ha conquistato una audience globale. Nel complesso è stata scaricato 2 miliardi di volte, con 800 milioni di utenti mensili, di cui una trentina negli Stati Uniti. Le perplessità sulla privacy garantita agli utenti vengono da lontano, legate all’improvviso sviluppo dell’app, ma nel clima di scontro a tutto campo tra Cina e Stati Uniti sono state politicizzate dalla Casa Bianca, che ha accusato l’applicazione, senza fornire prove, di mettere i dati personali a disposizione del governo cinese. ByteDance ha cercato di rispondere all’accusa separando le proprie attività in Cina, dove la app si chiama Douyin, da quelle di TikTok fuori dalla Cina, sia da un punto di vista societario, nominando per quest’ultima un amministratore delegato americano, sia da un punto di vista operativo, assicurando che i dati degli utenti vengono gestiti in server situati negli Stati Uniti e a Singapore, non sul territorio della Repubblica Popolare. Ma questa strategia non è stata sufficiente a schivare l’affondo dell’Amministrazione americana, più che mai decisa a trasformare TikTok in una nuova Huawei, nonostante un social network dei balletti e le reti 5G abbiano un diverso profilo strategico.

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Secondo gli esperti, la quantità di dati raccolti da TikTok è grande, ma uguale o inferiore a quella di altri celebri social network, a cominciare da Facebook. Non ci sono indizi che i dati raccolti dalla app siano o siano stati condivisi con il governo cinese (come ha sostenuto, senza prove, Pompeo) o usati per spiare cittadini americani. Ma le politiche sulla privacy di TikTok dicono che le informazioni “potrebbero essere condivise con la controllante o altre affiliate del gruppo societario”, quindi con ByteDance, e una legge cinese, la stessa evocata per mettere in lista nera Huawei, prevede che tutte le società del Dragone supportino le operazioni di intelligence. “Non abbiamo mai fornito i dati degli utenti al governo cinese, né lo faremmo se ci fosse richiesto”, ha dichiarato un portavoce di TikTok.

La scelta di mettere ByteDance sulla “entity list”, cioè la “lista nera”, mossa che si sta rivelando efficace per tagliare fuori Huawei dalle forniture di tecnologia americana, sarebbe la più estrema. Un’ulteriore ipotesi, secondo gli analisti, è invocare un atto del 1977, lo Ieepa, per dichiarare la app una “minaccia inusuale e straordinaria”. Ma è anche possibile che l’obiettivo finale sia quello di convincere ByteDance a separarsi del tutto da TikTok. Il potentissimo Comitato sugli investimenti esteri americano (Cfius) infatti sta rivedendo l’operazione con cui la società cinese acquistò nel 2017 l’app americana Musical.ly, preludio al suo ingresso sul mercato statunitense con TikTok. Alla fine il Cfius potrebbe imporre ai cinesi la vendita della controllata, come successo con la app di incontri per omosessuali Grindr, anche quella finita in mano per un periodo a una società del Dragone. In questo scenario però, insieme a TikTok, ByteDance dovrebbe anche cedere la proprietà intellettuale sull’algoritmo di intelligenza artificiale che anima all’app, cuore dell’impero tecnologico che l’ha resa la startup con la più alta valutazione al mondo. Un caso di trasferimento tecnologico forzato al contrario, dalla Cina agli Stati Uniti.

Il sogno di ByteDance con TikTok era creare la prima app cinese capace di sfondare sul mercato mondiale. In queste ultime settimane questo sogno sembra più fragile che mai. L’India, dove l’applicazione aveva 200 milioni di utenti, l’ha bandita insieme a decine di altre app cinesi, una ritorsione per lo scontro militare lungo il confine himalayano. La stessa società ha deciso di ritirarsi da Hong Kong, dopo l’entrata in vigore della nuova, draconiana, legge sulla sicurezza nazionale. Gli Stati Uniti ora meditano di bandirla. Allo stesso tempo la sua base di utenti, anche in America, resta più fedele (e influente) che mai. Sono proprio i giovani di TikTok, antitrumpiani per Dna, che hanno contribuito a boicottare il comizio elettorale del presidente in Oklahoma, scherzo che ha contribuito a scatenare le ire dell’amministrazione contro la app. Nel frattempo il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, che dopo aver tentato invano di conquistare la Cina ora ne è diventato un deciso critico, è pronto a cogliere al volo l’occasione per occupare lo spazio lasciato libero dal concorrente. Dopo averla introdotta in India, Instagram ha annunciato che all’inizio di agosto lancerà anche negli Stati Uniti la nuova funzione Reels, dedicata proprio ai mini video musicali. Di fatto un clone di TikTok, ma con il passaporto americano.
 

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