Facebook, boom di bufale sulla salute. Lo studio: “Viste 3,8 miliardi volte”

Facebook, boom di bufale sulla salute. Lo studio: “Viste 3,8 miliardi volte”

L’algoritmo di Facebook viene di nuovo messo sotto accusa. Avrebbe permesso alle reti che diffondono disinformazione sulla salute di raggiungere l’incredibile cifra di 3,8 miliardi di visualizzazioni nell’ultimo anno, arrivando al picco in concomitanza della crisi COVID-19. Lo sostiene un nuovo report di Avaaz, associazione no profit americana che da 13 anni si batte sul fronte dell’attivismo online.
 

Nel commentare i dati Fadi Qaran, direttore delle campagne di Avaaz, non usa mezzi termini: “L’algoritmo di Facebook è una grave minaccia per la salute pubblica. Mark Zuckerberg aveva promesso di fornire informazioni affidabili durante la pandemia, ma il suo algoritmo sta sabotando tali sforzi generando miliardi di visualizzazioni per i siti che diffondono disinformazione”.

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Solo il 16% di tutte le notizie false sulla salute analizzate sarebbe stato segnalato da Facebook. Il restante 84% degli articoli e dei post avrebbe invece continuato ad esser visibile senza notifiche nonostante la verifica da “fact-checkers” indipendenti. E così i dieci siti principali che diffondono disinformazione avrebbero avuto quasi quattro volte più visualizzazioni sul social network di Zuckerberg rispetto a contenuti equivalenti delle istituzioni sanitarie, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità e, in Italia, il Ministero della Salute. I primi cinque grandi propagatori internazionali su Facebook di notizie bufala sulla salute per numero di visualizzazioni sarebbero Dr. Joseph Mercola en Español, Bradlee Dean, Collective Evolution, Waking Times, The Farmacy. In Italia invece le pagine legate a JadaNews.it, Byoblu, Maurizio Blondet, Segni del Cielo, Pandora Tv.

I temi sono quelli classici del cospirazionismo in chiave pandemia: il 5G e la sua presunta pericolosità, il ruolo di Bill Gates che attraverso i vaccini vorrebbe avere un mezzo per un “controllo dittatoriale sulla politica sanitaria globale”, il Coronavirus visto come un esperimento di laboratorio, la ripresa delle teorie di Shiva Ayyadurai, complottista americano legato al movimento di Q Anon.
 

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“Condividiamo l’obiettivo di Avaaz di limitare la disinformazione, ma le loro evidenze non riflettono le misure che abbiamo adottato per evitare che le fake news si diffondano sui nostri servizi”, rispondono da Facebook. “Grazie alla nostra rete globale di fact-checker, da aprile a giugno abbiamo applicato etichette di avvertimento su 98 milioni di informazioni errate relative al COVID-19 e rimosso 7 milioni di contenuti che potrebbero portare a danni imminenti. Abbiamo indirizzato oltre 2 miliardi di persone verso le risorse messe a disposizione dalle autorità sanitarie”.
 
Insomma, due visioni diverse ma soprattutto cifre completamente differenti. Quelle fornite da Avaaz sono così alte da fare impressione: 3,6 miliardi di visualizzazioni è un numero enorme, ma è il risultato di una metodologia di analisi particolare. Avaaz ha selezionato 82 siti che generano contenuti di disinformazione legati alla medicina e alla salute sui quali si registrerebbero il numero maggiore di reazioni, il 95% dell’engagement, negli Stati Uniti, in Italia, Germania, Francia, Gran Bretagna. Questi 82 siti sono stati selezionati da una lista di oltre cinquemila testate stilata da NewsGuard, azienda americana che censisce i siti di informazione e la loro attendibilità.

Usando alcuni strumenti come CrowdTangle e Buzzsumo, si è arrivati a individuare 130 milioni di interazioni sui contenuti degli 82 siti selezionati e le 42 pagine Facebook ad essi legate solo per quel che riguarda il social network di Zuckerberg. Secondo Avaaz andrebbero moltiplicate per 29 per ottenere il numero di visualizzazioni reali dato che se una parte di questi contenuti non è infatti possibile conoscere con esattezza quante volte sono stati guardati. Di qui i circa 3,6 miliardi di visualizzazioni, con un picco di poco meno di mezzo miliardo ad aprile. Tanto, anzi forse troppo. Quel fattore di moltiplicazione per 29 sembra infatti esagerato e, in ogni caso, è impossibile da verificare. Restano le interazioni nel corso di un anno, 130 milioni su base mondiale, che sono comunque tante. Ennesimo campanello di allarme e segno di sfiducia profonda nelle istituzioni e nelle fonti di informazioni tradizionali.  
 

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