Earth2. Nel nuovo Second Life, le terre del Vaticano vanno a ruba

Earth2. Nel nuovo Second Life, le terre del Vaticano vanno a ruba

I prezzi dei terreni del Vaticano sono alle stelle, l’impennata è stata del 233mila per cento. Ora tutta San Pietro con la sua piazza, per un valore di 3000 dollari, sono in mani cinesi. Piazza Navona è inglese, il Colosseo un condominio di diverse nazionalità come Central Park a New York, in parte greco e in parte australiano, statunitense, tedesco, coreano. Gli americani si sono gettati in massa su Venezia, il Louvre di Parigi è russo ucraino come il Taj Mahal in India, la Rambla di Barcellona del Lesotho.

La proprietà di San Pietro a Roma 

Benvenuti nel magico mondo di Earth2, videogame che non è ancora videogame, ma nel quale si possono già ora comprare, per soldi veri, fazzoletti di terra di dieci metri per dieci avendo a disposizione tutto il pianeta. Un nuovo Second Life creato in Australia che ha aperto i battenti in sordina a fine anno e dove è cominciata la gara per acquistare appezzamenti virtuali malgrado nessuno abbia ancora capito quale sarà esattamente lo scopo del gioco. E più le persone comprano in un certo Paese più il prezzo base dei lotti di quella nazione, detti “tile”, aumenta. In questa corsa il Vaticano è in testa alla classifica, seguito da Stati Uniti, Italia, Inghilterra, Germania, Australia, Corea del Sud e Canada.

Come dovrebbe diventare Earth2 

“Ho inventato io Earth2, perché volevo che il mondo fosse accessibile a tutti”, racconta in un video artigianale Shane Isaac, a capo dell’impresa che oggi coinvolge circa venti persone, nessuna delle quali ha un passato di alto profilo nel settore dei videogame. Lo stesso Isaac per quattro anni ha lavorato come social media manager nell’azienda di telecomunicazioni Xyz prima di iniziare a dicembre a replicare la Terra per farne campo di gioco. O, come lui stesso afferma, “un luogo nel quale il lavoro e la fatica pagheranno” a suon di moneta virtuale che in teoria si potrà cambiare poi con quella reale.

Già, perché nelle intenzioni l’attuale mappa del mondo è il primo passo. Nell’ultimo video appena pubblicato da Isaac e compagni, Earth2 dovrebbe evolvere in una riproduzione fedele in realtà virtuale del nostro pianeta nel quale si potrà costruire, raccogliere risorse, commerciale, combattere e guadagnare. L’Oasis di Ready player one, il romanzo di Ernest Cline portato sul grande schermo da Steven Spielberg, o il “vecchio” Second Life della Linden Lab che nel 2003 promise molto di quel che promette oggi Earth2 e che poi decadde per i troppi limiti tecnici e l’assenza di meccaniche di gioco seducenti. Così come tanti mondi virtuali simili, iniziando da Project Entropia.

“In superficie sembra simile ad altri progetti di terre virtuali visti in passato, da There a Second Life”, spiega Edward Castronova, professore della Indiana University, autore di saggi come Synthetic Worlds e fra i massimi esperti di economie digitali nate dentro l’universo dei videogame. “La domanda da porsi come sempre è: cosa faranno effettivamente le persone? Se la risposta non implica qualcosa di interessante, il progetto fallirà come gli altri”

Fra i proprietari terrieri più ricchi di Earth2, c’è lo statunitense Jaron Clark: 524 proprietà, 78mila e 400 tiles per un valore di 370mila dollari. Valore nominale, perché non è affatto detto che ci sia qualcuno che quelle terre le comprerà. Clark non ha acquistato monumenti in città importanti, ma appezzamenti nel mezzo del nulla in Costa d’Avorio, Ghana, Utzbekistan, Malawi, Sud Africa, Russia, Serbia, Cina. Più una serie di immobili a Mosca, Disneyland a Tokyo. Si è concentrato sulle risorse naturali, convinto che saranno quelle ad avere davvero valore quando il videogame si amplierà. Altri, come Willy Malik, già si definisce “professional Earth 2 Player” mentre in diretta su Twitch disquisisce di zone dove investire.   

“Perché dovremmo avere una copia del mondo decadente in cui già viviamo, invece di passare il nostro tempo facendo qualcosa di più bello, significativo, edificante?”, domanda Edward Castronova. La risposta forse è per possedere quello che non potremo mai comprare, magari iniziando dal palazzo dove viviamo o da un’intera strada nella nostra città, con la speranza che si trasformino domani nel nuovo Bitcoin. Possibilità piuttosto remota considerando che l’azienda di Shane Isaac non ha la struttura né attualmente il personale qualificato per ricreare il nostro pianeta in realtà virtuale. Ma in tempi segnati dai tweet di Elon Musk e dalle ascese fulminanti di titoli in borsa dati per morti come quelli di GameStop, c’è chi è disposto a credere a tutto. E così la vendita di terreni virtuali su Earth2 continua, e l’azienda di Isaac prosegue nell’incassare moneta sonante sull’onda di una semplice promessa.

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