Dopo il vinile, torna il tubo catodico: con il retrogaming è caccia ai vecchi tv

Dopo il vinile, torna il tubo catodico: con il retrogaming è caccia ai vecchi tv

AAA televisore cercasi per fare retrogaming: tv d’epoca ma senza digitale terrestre. Anzi, senza schermo piatto e pannello a cristalli liquidi: invece, meglio un buon vecchio “tubo catodico”. Uno di quei “bestioni” grandi in tutte le dimensioni: altezza, larghezza e soprattutto profondità, per alloggiare il meccanismo del cinescopio. Il cosiddetto “tubo di Braun” dal fisico tedesco Karl Ferdinand Braun, che gli anglosassoni chiamano “cathode-ray tube” (in breve Crt), cioè una tecnologia che pensavamo dimenticata e che invece è appena tornata di moda grazie agli appassionati di vecchi videogiochi

Rispetto agli odierni apparecchi digitali a schermo piatto 4K HDR i vecchi tv avevano pessima risoluzione, anche se analogica, bassa frequenza di refresh e distorsioni ottiche ai lati dovute alla forma concava dello schermo. Eppure, è proprio il refresh analogico e soprattutto quella lieve aberrazione ottica, come la chiamano gli esperti, quella curvatura di campo che rende unici i televisori Crt. E preziosi, almeno agli occhi degli appassionati. Perché sono la “periferica di output” originale dei vecchi videogiochi, sia nelle oramai scomparse sale giochi dei bar che nei salotti di casa, dove si attaccava il Commodore 64, l’Atari Vcs o il NintendoES per giocare a quattro e a otto bit. 

Così, i vecchi tv che abbiamo buttato via negli ultimi quindici-venti anni sono diventati all’improvviso ricercati e preziosi: su eBay si trovano vecchi Sony Trinitron, la Mercedes dei tubi catodici, a trecento euro. E altre marche viaggiano attorno ai 200 euro, fino ad arrivare ai picchi di più di 500 per i rari Crt 32 pollici formato 16:9 con suono stereo surround.

Il ritorno all’analogico e al catodico è merito del retrogaming e di una generazione di venti-trentenni che li aveva appena intravisti e che ora vorrebbe ritrovarli in tutto il loro splendore analogico. Come le fotografie su pellicola o i dischi di vinile, cioè gli ellepì o album, come si diceva una volta. Negli anni scorsi era già ricominciata la passione per i videogiochi originali degli anni Ottanta e Novanta. Sono le alternative low-tech ma di alta qualità, secondo gli appassionati, ai brutti giochi agli steroidi che oggi si possono comprare o scaricare per Playstation 5 o Xbox One. I vecchi giochi invece hanno fatto la storia, dai picchiaduro come Tekken ai giochi di guida come il primo Sega Rally, passando per centinaia e centinaia di titoli oggi scomparsi. C’è la bravura nel gameplay, certo, ma c’è anche l’effetto della nostalgia. 

Alcuni di questi vecchi videogiochi sono stati “salvati” e vengono preservati in formato virtuale dall’Internet Archive, altri sono scaricati più o meno legalmente da internet e giocati sul Pc (o sui tablet) con gli emulatori. Ma i migliori, sostengono gli appassionati, sono quelli che si possono trovare nei mercatini o su eBay ancora formati originali, cioè tipicamente le cartucce di memoria grandi come un pacchetto di sigarette da inserire sul frontalino delle console d’annata.

È un piacere analogico paragonabile a quello del disco di vinile, la passione degli appassionati di musica e degli hipster. Però, mentre ancora si dibatte tra musicofili ed esperti di audio sulla qualità del vinile, del cd, della musica lossless e di quella “spazializzata” da Apple, sulle vecchie console usate con i vecchi televisori Crt per fare i vecchi videogiochi nessuno discute. 

È il sapore di inverni e di estati lontani, quando la televisione aveva meno programmi, il web e i social non esistevano (e tantomeno gli smartphone) e i figli passavano intere domeniche attaccati alla console, seduti per sul tappeto del soggiorno, sotto al televisore di casa. Un altro divertimento, analogico e anche un po’ catodico.

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