Debutta e trionfa Biancaneve, e per l’emozione Walt Disney si scorda i nomi dei sette nani

Debutta e trionfa Biancaneve, e per l’emozione Walt Disney si scorda i nomi dei sette nani

Non ci sarebbe stata la Disney, e i cartoni animati più belli, se il 21 dicembre 1937 non fosse uscito “Biancaneve e i sette nani”. Non è un modo di dire. Quel film ha cambiato la storia del cinema mettendo assieme così tante innovazioni che non si finirebbe di raccontarle. La prima era l’idea stessa che il pubblico potesse guardare un cartone animato lungo: fino ad allora erano usciti solo cortometraggi (il giovane Walt Disney stessi ne aveva fatti diversi di successo, come “I tre porcellini” che vinse un Oscar) e c’erano molti dubbi che qualcuno si potesse appassionare ad un film senza esseri umani. Walt Disney aveva lanciato l’idea nel 1934.

Si narra che una sera avesse convocato un folto gruppo di disegnatori e che per quattro ore filate avesse provato a convincerli della sua idea: fare un film a cartoni animati su una principessa che la matrigna vuole uccidere per la sua bellezza, costretta a trovare rifugio nel bosco presso sette nani. Gli sembrava una storia potentissima, in grado di reggere un film di 80 minuti. La seconda innovazione fu il fatto di usare veri attori e ballerini per fungere da modelli dei disegnatori: Disney voleva che il film emozionasse, che facesse ridere e piangere, e non era possibile farlo se i personaggi muovevano le gambe come un mulino a vento. La terza fu l’uso della “camera multipiano”, che era stata provata con successo in un cortometraggio: si tratta di una tecnica di ripresa che consente di dare profondità alle immagini, in questo caso ai disegni; in pratica crea l’effetto di una terza dimensione.

Ebbe così successo che per mezzo secolo è stato il modo per fare film a cartoni animati, l’ultimo “La Sirenetta”. La quarta innovazione fu il modo di finanziare una impresa costossissima: Disney si impegnò tutto, compresa la sua abitazione. Come uno startupper. Se il film fosse stato un fiasco, non ci sarebbe stata la Disney. Alla fine “Biancaneve ha richiesto l’opera di 750 artisti e la creazione di migliaia di disegni” ed è costata un milione e mezzo di dollari dell’epoca. 

Quello che accadde la sera del 21 dicembre 1937 è storia ed è raccontato in ogni dettaglio in un libro dai toni epici. Alla prima si arrivò con una grande attesa ad Hollywood, i giornali scrivevano da mesi di questo film che nessuno, a parte Walt Disney, aveva visto finito; e con una corsa al biglietto (che costava 5 dollari), alimentata dal fatto che si diceva nessuno lo avesse avuto in omaggio, neanche gli attori che avevano prestato le voci ai protagonisti.

L’evento si svolse al Carthay Circle Theatre di Los Angeles, che ai tempi era uno dei palazzi simbolo dell’età d’oro di Hollywood: “Era di martedì ed era una serata mite. La proiezione era prevista per le 8 e 45, ma la folla aveva iniziato ad assembrarsi ore prima per godersi la festa. Il pubblico veniva accolto e intrattenuto da attori vestiti da Topolini, Minnie e Paperone. Ma una luce richiamava l’attenzione del bosco dei sette nani… La radio NBC trasmetteva l’evento in diretta intervistando le tante celebrità presenti mentre l’orchestra suonava le musiche del film cantate da Adriana Caselotti e Harry Stockwell. Shirley Temple si faceva fotografare con i nani; Marlene Dietrich, Douglas Fairbanks jr, Helen Wilson, Claudette Colbert, Gail Patrick, Hedy Lamarr, Preston Foster e persino Chaplin erano catturati dall’atmosfera e parlavano alla radio. Anche a Walt Disney fu chiesto di dire qualcosa: gli era stato preparato un discorso ma Walt, travolto dall’atmosfera festosa della serata, decise di improvvisare, ed era così felice ed emozionato che non poteva ricordare i nomi dei sette nani – un dettaglio che molti giornali noteranno”.

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