Dagli NFT all’uso delle IA: guida per principianti all’arte digitale

Dagli NFT all’uso delle IA: guida per principianti all’arte digitale

Questo è uno degli articoli compresi nello Speciale Italian Tech Week, allegato gratuitamente a Repubblica, Stampa e Secolo XIX: 112 pagine dedicate al futuro, con il programma di ITW 2022 (qui tutti i dettagli)

In principio fu Beeple: il 10 marzo del 2021, l’artista americano ha venduto la sua The Last 5000 Days per 69,3 milioni di dollari, garantendone l’autenticità con un NFT. Forse non è stato il primo in senso assoluto, ma decisamente è stato il primo a dimostrare che si poteva fare e che si poteva guadagnare. E questo ha cambiato tutto: c’è un prima e un dopo, nel mondo dell’arte. Inteso come una prima e un dopo l’uso degli NFT per certificare l’autenticità di un’opera.

La sigla NFT sta per Non-fungible token, cioè gettoni (token) digitali unici e non sostituibili (non-fungible): l’NFT non è l’opera in sé, ma il certificato che ne garantisce l’unicità, conferma chi lo ha creato e stabilisce chi lo possiede. Per poterlo fare, il token dev’essere immodificabile e appunto non sostituibile, che è il motivo per cui è protetto da una codifica come le criptovalute.

Dopo Beeple, nell’ultimo anno e mezzo è stato un fiorire di opere digitali protette da NFT: non solo disegni e immagini di tutti i tipi, ma pure tweet, video, gif animate, clip audio. Anche in Italia, sono nate gallerie d’arte specializzate in questo, e dopo Christie’s (che curò la vendita del collage di Beeple) anche Sotheby’s si è buttata in questo redditizio mercato: dopo avere venduto, per quasi 1,5 milioni, Quantum dell’americano Kevin McCoy, i responsabili della storica casa d’aste l’hanno paragonata a “creazioni di artisti come Picasso, Malevich e Duchamp” per la capacità di creare un “piccolo terremoto” nel mondo dell’arte.

Avevano probabilmente ragione, soprattutto per due motivi: perché gli NFT sono in grado di democratizzare il processo creativo e renderlo accessibile praticamente a chiunque, e perché a inizio 2022 nel mondo dell’arte è successa un’altra cosa destinata a stravolgerlo.

Criatura Del Fin, dell'argentino Frenetik Void in collaborazione con The Internet Office.
Criatura Del Fin, dell’argentino Frenetik Void in collaborazione con The Internet Office. 

L’arrivo delle IA e il fascino dell’outpainting

È successo che abbiamo iniziato a usare le intelligenze artificiali per creare immagini che non esistono. Foto mai scattate e di cose irreali, e però così ben fatte da sembrare vere. Talmente tanto da vincere un concorso artistico negli USA, con scia di immancabili polemiche.

La base di tutto è Dall-E 2, una IA capace di riconoscere il linguaggio delle persone, di ascoltare le loro istruzioni e di trasformarle in immagini: le si dice quello che si vuole (una cane con un berretto da pittore, la finale di Champion’s vista da Van Gogh, una ragazza che guarda lo smartphone in una città cyberpunk) e il computer genera la foto dal nulla. Oggi esistono molti siti con cui chiunque può farlo: ci si collega a Midjourney, Stable Diffusion e Pixelz.AI, eventualmente si paga, si scrivono le istruzioni e poi si attende. Si attende poco, in realtà: tutti quelli che hanno provato confermano che queste macchine “sono in grado di fare in 2-3 minuti quello che un artista digitale fa in mezza giornata di lavoro”.

Le nuove versioni, oltre a poter creare immagini dal nulla, sono anche in grado di completare quelle esistenti, iniziando dai quadri famosi: la tecnica si chiama Outpainting e permette (per esempio) di immaginare la stanza in cui si trova la Ragazza con l’orecchino di perla o di vedere chi c’è intorno al tizio che urla nell’Urlo di Munch. O anche scoprire dove si trova Monna Lisa, così da capire magari perché fa la faccia che fa.

The Foundry, la digital art da ammirare a Expo Tech

L’edizione 2022 della Italian Tech Week (qui tutti i dettagli sul programma) ha anche un’area Expo, sede di numerose installazioni e demo e di un’esposizione di opere d’arte digitale: The Foundry è una mostra collettiva con 10 NFT creati nell’ambito dell’omonimo programma di residenza d’arte decentralizzata del Museum of Contemporary Digital Art a partire dallo scorso febbraio. Ogni due mesi, The Foundry ospita residenze che culminano in nuove opere esposte in mostre virtuali nel metaverso (cos’è?). Le figure coinvolte nel programma sono tra più interessanti della scena cripto: Frenetik Void, Kevin Abosch, Entangled Others Studio e Renderfruit, tutti artisti i cui stili unici rivelano la grande varietà e ricchezza della scena dell’arte digitale contemporanea.

La mostra è visitabile per tutti i due giorni della ITWeek, 29 e 30 settembre, nell’area Expo Tech, al Binario 2.

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