Così Nasa e SpaceX potrebbero salvare Hubble. E aprire al business della manutenzione in orbita

Così Nasa e SpaceX potrebbero salvare Hubble. E aprire al business della manutenzione in orbita

Per salvare Hubble bisogna spostarlo. Il telescopio spaziale, in orbita dal 1990, continua a lavorare e produrre grandi risultati, osservando con il suo potente occhio, anche dopo più di tre decenni nello spazio, angoli remoti dell’Universo, pianeti, galassie e culle di nuove stelle. Ma senza una missione di soccorso il suo destino è segnato. Entro pochi anni, circa una decina, la sua orbita potrebbe abbassarsi troppo, facendolo precipitare e distruggere in atmosfera.

A settembre 2022, l’Agenzia spaziale americana ha sottoscritto con SpaceX e Polaris Program un accordo per studiare come trainare o spingere Hubble di nuovo sulla sua orbita originaria, a 600 chilometri dalla Terra. La stessa Nasa ha diffuso, il 22 dicembre, un’altra “request of information”, con cui chiede alle aziende private di proporre soluzioni per “riavviare un satellite in orbita, usando Hubble come caso dimostrativo, che non comporti costi per il governo”. 

L’accordo con SpaceX e Polaris Program (società del miliardario Jared Isaacman, quello della missione Inspiration 4, che nel 2021 ha portato i primi turisti nello spazio a bordo di una capsula privata) è definito “non esclusivo” e l’intento è chiaro: esplorare le capacità commerciali, quindi di privati, di “on orbit servicing” (servizi di manutenzione, riparazione, rifornimento, ricollocazione di satelliti), un settore che dovrebbe avere vasti orizzonti nel futuro della new space economy, ora che il numero di satelliti in orbita cresce ogni anno nell’ordine delle migliaia. 

Il destino di Hubble

La rockstar dei telescopi spaziali, la cui fama ultimamente è un po’ offuscata dal James Webb space telescope, era stato posizionato in orbita bassa (l’altitudine iniziale era di 600 chilometri), raggiungibile dagli Space Shuttle. Ma a differenza del successore, Hubble non ha un propulsore per manovrare e mantenersi stabilmente a quella quota. E la seppur molto tenue atmosfera lo trascina piano piano giù. Ora Si trova a circa 540 chilometri, secondo l’analisi della Nasa, scenderà a 500 entro la fine del 2025 e “c’è il rischio che un rendezvous sia più difficile”. Abbandonarlo al suo destino significherebbe lasciare che “deorbiti” verso la metà degli anni ‘30. 

SpaceX potrebbe usare la sua capsula Dragon per agganciare Hubble e spostarlo più su, allungando la sua vita di un’altra ventina di anni. Ma, come già detto, la Nasa apre ad altre proposte da parte di compagnie commerciali, con un obiettivo che va molto oltre il destino di Hubble. Infatti si specifica che, almeno al momento, condurre o finanziare una missione per salvare Hubble non è nei piani. Da un progetto, che sia attuato o meno, possono però nascere opportunità di business:  “Questo studio è l’esempio degli approcci innovativi attraverso la partnership pubblico-privata che la Nasa sta esplorando” aveva dichiarato Thomas Zurbuchen, associate administrator per il Science Mission directorate. Hubble e Dragon saranno dunque usati come un banco di prova, almeno sulla carta, per dare la spinta a un nuovo settore di economia spaziale.

Carri attrezzi spaziali

Ancora una volta, Hubble è un precursore. È il primo telescopio spaziale per il quale è stata prevista una manutenzione successiva al lancio, il vano degli strumenti si può aprire per sostituire i componenti. La prima Hubble servicing mission (in tutto cinque, usando gli Shuttle) fu quella del dicembre 1993. È noto che il telescopio spaziale fu lanciato con uno specchio difettoso, che lo rendeva in qualche modo miope, le immagini di galassie lontane risultavano sfocate. Fu subito chiaro dopo il lancio, e anche molto imbarazzante.

Una foto della prima missione di servizio al telescopio spaziale Hubble con uno Space Shuttle – Credits: Nasa

Nel ‘93, gli astronauti salirono lassù e riuscirono a inserire lenti che correggessero quell’errore. Hubble insomma è stato un telescopio “con gli occhiali”, fino al 2009, quando sono stati rimossi perché non necessari dopo l’aggiornamento più recente, nel 2009, quando è stato risollevato per l’ultima volta. Negli anni ‘90 volare nello spazio significava investire cifre monstre che solo le agenzie spaziali (soldi pubblici) o grandi compagnie (come i network televisivi) potevano sostenere. Lanciare uno Shuttle, con sette astronauti a bordo, aveva un costo che superava il miliardo e mezzo di dollari, secondo una stima del Center for strategic and international studies. Ora per fortuna le cose sono cambiate parecchio, sia sotto il profilo economico (da 65.000 dollari al chilo per lo Shuttle si è passati ai 2.600 di SpaceX: 25 volte meno) che delle possibilità tecnologiche. E la Nasa cerca partner commerciali che possano in futuro fornire servizi di manutenzione in orbita a satelliti, come ha già fatto, per esempio, proprio con SpaceX per il trasporto di astronauti e cargo verso per la Stazione spaziale internazionale, e con il programma Artemis. 

Il futuro, in effetti, non è tanto lontano. La missione Mev-1 (Mission extension vehicle) di Northrop Grumman, nel 2019 ha spostato un satellite Intelsat, innalzandone l’orbita e allungandone così la vita operativa. La startup svizzera, Clearspace ha firmato un contratto con l’Agenzia spaziale europea (Esa) per un prototipo di satellite spazzino da lanciare nel 2025, e anche con l’agenzia spaziale britannica, per togliere di mezzo satelliti non più funzionanti, la spazzatura orbitante. Un “carro attrezzi spaziale” potrebbe poi servire più satelliti allo scopo di decommissionare quelli ormai defunti facendoli precipitare o parcheggiandoli in orbite cimitero; per ripulire le orbite più basse che si stanno affollando, soprattutto con l’avvento delle mega costellazioni come Starlink, Kuiper o Oneweb; fare il pieno di carburante o di energia; nelle versioni più evolute un robot-satellite potrebbe agire da meccanico per sostituire pezzi difettosi, usurati od obsoleti, e allungarne così la vita. Con la speranza che la Nasa voglia farlo anche con il glorioso Hubble.

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