Coronavirus, l’app Immuni a 5 milioni di download. Ma è solo il 13%

Coronavirus, l’app Immuni a 5 milioni di download. Ma è solo il 13%

Cinque milioni di download in tre mesi. E’ il ‘tetto’ dei download toccato da Immuni, l’applicazione di contact tracing attiva da giugno in Italia per il monitoraggio dei contagi da Covid-19. Dopo un debutto con 500 mila download e due milioni in una settimana, l’app ha registrato una battuta di arresto, anche se proprio in questo momento di risalita dei contagi sarebbe uno strumento utile per tracciare l’aumento dei postivi. Ma ad oggi gli italiani che l’hanno scaricata sul loro smartphone sono solo il 13% della popolazione, poca cosa se confrontato all’obiettivo del 60% perché il sistema sia davvero efficace nel contenimento della pandemia.

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“Insieme ai contagi, cresce anche il numero di persone che scarica Immuni”, dice il professor Stefano Denicolai, professore di ‘Innovation and Management’ nel Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Pavia e membro della task force italiana, costituita da accademici, per l’utilizzo dei dati contro l’emergenza Covid-19, istituita dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano.

“Quest’ultima – sottolinea – è tuttavia uno strumento di prevenzione, non di ‘reazione’: quindi è fondamentale che tutti gli italiani la scarichino prima possibile, per salvare vite ed evitare nuovi lockdown. Nel frattempo, la diffusione procede a macchia di leopardo: se a livello nazionale siamo al 13%, ci sono contesti a percentuale ben più elevata, come nei casi di monitoraggio sperimentale fra gli studenti di Università di Pavia o nell’Isola di Capri“.

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In particolare dal 1 giugno sono stati 105 gli utenti positivi che avevano Immuni e hanno caricato le loro chiavi nel backend (21 a giugno, 38 a luglio e 46 per ora ad agosto). Le notifiche vengono registrate dalla app dal 13 luglio e ne sono state inviate 809. Inoltre almeno quattro potenziali focolai sono stati bloccati anche grazie alla app. Le persone entrate in contatto con un positivo avevano ricevuto la notifica di alert da Immuni. Numeri che fanno comprendere l’importanza di una maggiore diffusione della app.

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E proprio per sensibilizzare gli italiani a scaricarla già dal 1 giugno è partita una vasta campagna di comunicazione con spot passati su tutte le principali reti televisive, sui giornali cartacei e online, in radio e sul web, che però finora non ha sortito gli effetti sperati. Protagonista dell’ultimo spot apparso sul piccolo schermo è Flavio Insinna, che invita appunto gli italiani a scaricarla, e ha fatto registrare un aumento dei download. Inoltre da agosto Immuni ha anche una pagina su Facebook, Twitter e Instagram.

Ma non è abbastanza. Ecco perché il ministero della Salute sta già lavorando a una nuova campagna, annunciata qualche giorno fa dallo stesso ministro Roberto Speranza. Anche il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ne ha sottolineato l’importanza raccomandandola tra le misure assolutamente opportune per il rientro a scuola a settembre.

Una raccomandazione condivisa anche dal comitato tecnico scientifico che la considera, insieme ai test di laboratorio, uno dei “punti chiave della strategia complessiva di prevenzione e monitoraggio nel mondo della scuola”. In particolare, il Cts, sin dalla seduta del 2 luglio scorso, ne ha fortemente consigliato l’adozione da parte di tutti gli studenti sopra i 14 anni, di tutto il personale scolastico docente e non docente, di tutti i genitori degli alunni.

Vale la pena ricordare che l’app non raccoglie dati che permettono di risalire all’identità di chi la usa, non chiede, né è in grado di ottenere, dati sensibili come nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo e-mail. Inoltre, per determinare il contatto, Immuni sfrutta la tecnologia Bluetooth Low Energy e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del Gps. In realtà l’applicazione ha avuto il via libera ufficiale anche dal Garante della Privacy.

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