Chi insulta online rischia un anno di carcere: la novità in Giappone

Chi insulta online rischia un anno di carcere: la novità in Giappone

Carcere per cyberbulli e professionisti dell’odio online: accade in Giappone, dove giovedì 7 luglio è entrata in vigore una legge (approvata a metà giugno) che prevede fino a un anno di prigione per gli insulti online. Chi verrà condannato per questo reato potrà anche essere multato fino a 300mila yen, poco più di 2mila euro. Le pene precedenti prevedevano il carcere per meno di un mese e una sanzione di appena 70 euro.

Si tratta di una sorta di esperimento sociale, in qualche modo: la legge dovrà essere riesaminata fra 3 anni per capire se e come abbia influenzato la libertà di espressione, punto sul quale hanno insistito gli oppositori al nuovo provvedimento. Il problema è che non si capisce bene che cosa si intenda per “insulto online”: poche settimane fa lo aveva spiegato Seiho Cho, avvocato penalista, alla CNN. Secondo quanto riporta The Verge, la legge dice che per insulto occorre intendere l’umiliazione di qualcuno senza attribuire un fatto specifico su quella persona, al contrario della diffamazione, che invece prevede l’attribuzione di una (falsa) condizione specifica: “Servono linee guida – aveva detto  l’esperto – Al momento, se qualcuno chiamasse il leader del Giappone un idiota, allora forse anche quella parola potrebbe essere classificata come un insulto“. Ma per il ministro della Giustizia nipponico, Yoshihisa Furukawa, non c’è ragione di preoccuparsi delle conseguenze del nuovo provvedimento: la nuova legge farà da deterrente per un crimine, il cyberbullismo, che “dev’essere severamente affrontato”.

Ma da dove nasce questo inasprimento? Da una storia molto triste, quella di Hana Kimura, una nota wrestler e personaggio televisivo (aveva partecipato al reality Terrace House, tramesso su Netflix) che si è uccisa a soli 22 anni nel 2020. Responsabile dell’istigazione al gesto, un gruppo di persone che la bersagliava in ogni modo e su ogni canale social: il leader di questo drappello di hater se la cavò appunto con una multa da 70 euro per i suoi gesti, le sue parole e le sue ingiurie alla giovanissima star. Da quel momento, la madre della ragazza, anche lei ex wrestler professionista, ha lanciato attraverso la sua no profit Remember Hana una campagna per modificare le leggi e renderle più severe nei confronti della diffamazione e delle ingiurie attraverso canali digitali, come accade in molti Paesi del mondo, fra cui il Regno Unito. Cambia anche la prescrizione per questo tipo di atteggiamenti, che passa da uno a 3 anni.

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