Calano gli investimenti in startup in Europa. 14.000 licenziamenti nel tech nel 2022

Calano gli investimenti in startup in Europa. 14.000 licenziamenti nel tech nel 2022

Una frenata. Improvvisa, forse inattesa, ma che riguarda un po’ tutta l’Europa. Gli investimenti in startup nel 2022 registreranno il primo evidente calo degli ultimi dieci anni.

Lo dimostrano i dati raccolti da Atomico, che registra 85 miliardi investiti nel 2022, 15 in meno rispetto a quanto raccolto dalle tech company europee lo scorso anno. Un calo che però non abbatte l’umore degli investitori e degli imprenditori del settore, visto che il 77% degli intervistati nel report The State of European Tech: 2022 Edition si dicono fiduciosi in una rapida ripresa nel prossimo futuro.

Un anno in due fasi. Pesano guerra e inflazione

L’Europa paga la guerra in Ucraina e l’inflazione galoppante che rappresentano il principale freno agli investimenti. Il Vecchio continente soffre un po’ in tutti i settori, e non fa eccezione l’economia digitale che, rispetto agli altri, paga anche il conto delle riaperture dopo il boom registrato durante i lockdown con un’impennata di richieste di servizi digitali. Sorride l’Europa meridionale. E quindi l’Italia.

Tra il 2021 e il 2022, l’Europa meridionale ha aggiunto 4 nuovi unicorni (società con una valutazione superiore al miliardo di euro), con un aumento del 21%. L’Italia – secondo i dati di Atomico – ha visto nascere “i suoi primi due unicorni”: Satispay e ScalaPay.

I licenziamenti colpiscono anche l’Europa

Ad oggi, sono stati licenziati più di 14.000 dipendenti di aziende tecnologiche con sede in Europa, che rappresentano il 7% dei licenziamenti globali, la maggior parte dei quali è avvenuta nella seconda metà dell’anno. Atomico non esclude che possano esserci ulteriori tagli nei prossimi mesi: “Ci sarà ancora da soffrire prima di una ripresa”, ha detto un responsabile del fondo in un colloquio con Italian Tech. 

Ma aggiunge che “molte aziende in fase iniziale continuano a crescere e ad assumere attivamente perché in Europa, più in generale, c’è una carenza di talenti nel settore tecnologico. L’Europa ha 166.000 startup, molte delle quali stanno ancora assumendo, e una comunità di 2,6 milioni di dipendenti di startup più esperti, più connessi e meglio equipaggiati degli anni scorsi. E per i fondatori è ancora molto difficile attrarre talenti. Per questo motivo, assisteremo a una ridistribuzione dei talenti tra le varie aree geografiche e molte aziende saranno molto propense ad assorbire i talenti in arrivo alla prima occasione utile per loro”.

Crolla il mercato del lavoro nel tech (anche in Italia)

Confrontando la percentuale di ricerche di lavoro per posizioni tecnologiche anno per anno (da settembre 2021 a settembre 2022), la maggior parte dei Paesi continua a registrare un aumento dell’appetito per i ruoli tecnologici. Gli aumenti più marcati si registrano in Francia, Svezia e Germania, mentre Danimarca, Portogallo e Italia hanno subito riduzioni: l’Italia ha registrato un  calo del 6,3%, il Portogallo del 5,2%. In generale, la quota di annunci di lavoro nel settore tecnologico è diminuita rispetto al totale degli annunci, a indicare che la creazione di posti di lavoro nel settore tecnologico è rallentata rispetto al mercato del lavoro in generale.

Questa tendenza è più marcata in Italia. Se nel 2020, infatti, si registravano 44.723 annunci di lavoro nel settore tecnologico per 1 milione di annunci di lavoro, nel 2022 questo numero è sceso a 32.999. L’Italia, insieme al Belgio e ai Paesi Bassi, si distingue per l’elevata percentuale di ruoli difficili da coprire (Hard To Fill, HTF) negli ultimi tre anni. Ciò si riflette nel sentiment condiviso da fondatori e manager che hanno risposto al sondaggio: 62% degli intervistati italiani ha affermato che è più difficile acquisire nuovi talenti oggi rispetto a 12 mesi fa.

La capitalizzazione delle startup italiane

L’Italia, con la Spagna, continua a registrare livelli di investimento nettamente inferiori alla media, nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, spiega Atomico. L’attività di investimento in Italia tende a orientarsi verso i round early-stage, con un livello doppio di capitale investito (come quota del capitale totale investito per Paese) in round inferiori a 20 milioni di dollari, rispetto al Regno Unito, ad esempio.

L’Italia ha registrato il calo minore della capitalizzazione di mercato ed è ora l’ottavo Paese per capitalizzazione di mercato nel settore tecnologico in Europa, dopo le IPO di Technoprobe e Tatatu, le uniche due grandi IPO tecnologiche in Europa quest’anno.

La resistenza delle startup ucraine, già tornate a livello pre guerra

Il tech regala un sorriso all’Ucraina in uno degli anni più difficili della sua storia: nonostante la guerra, l’industria tecnologica ucraina ha rispecchiato la generale resilienza europea. Nei primi otto mesi del 2022, l’ICT in Ucraina è cresciuto del 16% su base annua, unico settore di esportazione che genera stabilmente entrate in valuta estera per il paese. L’85% delle aziende ucraine del settore ICT è tornato agli indicatori prebellici e il 77% di esse ha attirato nuovi clienti dall’inizio della guerra.

Quest’anno, nel mezzo del conflitto, un’azienda ucraina è riuscita a qualificarsi come unicorno, registra Atomico: Unstoppable Domains, che costruisce siti web non censurabili tramite domini protetti da blockchain. Questa crescita riflette la forza più ampia dell’ecosistema delle startup ucraino, che, alla fine di ottobre, aveva attratto ben 241 milioni di dollari. Nel contesto europeo l’Ucraina si colloca al sesto posto in termini di investimenti in startup.

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