Blair Witch | Recensione

Blair Witch | Recensione

In un 2020 che vede Nintendo Switch sommersa da una fiumana di porting eclettici, e dai generi più disparati, anche l’atipico Blair Witch ha deciso di fare capolino sulle sponde ibride della console del colosso di Kyoto.

Lo scorso Settembre gli autori di Layers Of Fear e Observer avevano pubblicato, in esclusiva temporale per Microsoft, il loro personale tributo al film, divenuto immediatamente un’icona pop, che coniò il genere dei Found Footage. Una produzione senza infamia e senza lode, che nella sua semplicità riuscì a omaggiare sapientemente una lore che, nel corso degli anni, si è ritagliata una folta schiera di appassionati in tutto il Mondo. Ora,  a circa dieci mesi dal suo debutto, Blair Witch diventa disponibile per Nintendo Switch con un porting che, ve lo anticipiamo subito, si rivela “onesto” anche se non imprescindibile. 

Blair Witch In Pillole

Lo scorso Settembre analizzammo la versione per PC di Blair Witch e ci trovammo davanti una produzione con qualche difetto, per lo più dato dal budget ridotto, ma con un piglio narrattivo intrigante e alcune meccaniche di gioco davvero valide. Per chi non avesse mai sentito parlare del titolo, il gioco è ambientato nel 1996 e si collega direttamente al primo film. L’ex poliziotto Ellis, insieme al proprio cane Bullet, è in viaggio verso quella che sembra una foresta sconfinata, con l’obbiettivo di trovare un bimbo scomparso. Questo incipit, tipico dei film horror sui generis si amalgama al design essenziale del genere, ribattezzato dai giocatori stessi, walk simulator. Nessun HUD su schermo, pochi strumenti che permettono d’interagire con l’ambiente circostante e l’immancabile telecamera, che recupererete nelle prime fasi dell’avventura, compongono il terzetto perfetto per una produzione che punta tutto sull’atmosfera, sul trasmettere un costante senso d’ansia al giocatore e sul farlo ragionare costantemente. Proprio la telecamera, che per motivi squisitamente narrativi vi permetterà di manipolare la realtà, sarà il perno focale di un gameplay basato su “simil-puzzle ambientali” che vi richiederanno di aprire porte, ricostruire muri e risolvere enigmi.

Un altro elemento principale del gameplay risiede in Bullet, il vostro fedele compagno a quattro zampe. Potrete infatti utilizzarlo per fargli fiutare oggetti, e mandarlo conseguentemente mandarlo all ricerca di indizi, o venire allarmati dal suo abbaiare nei numerosi momenti in cui cercherà di attirare la vostra attenzione per mostrarvi elementi importanti alla prosecuzione delle vostre indagini. Niente di incredibile o trascendentale, sia chiaro, ma in termini di alchimia ludica, Bullet, ricopre un escamotage intelligente per variare delle meccaniche di gameplay arcinote a chi è affine ai titoli di questo genere. E come direbbe Porky Pig… Questo è tutto, gente! Sembra assurdo da dire ma il 90% dell’impianto ludico di Blair Witch è generato proprio dalla narrazione e dalle atmosfere create dagli sviluppatori, elementi che esulano dal giudizio analitico di una recensione ma si appoggiano a un gusto soggettivo dettato dall’affinità del giocatore verso un genere diventato celebre, al pubblico di massa, con Outlast e mutuato in una pletora di incarnazioni più o meno riuscite. In Blair Witch l’azione non la fa da padrona, sarà il senso d’ansia, le capacità deduttive e lunghe sessioni d’esplorazione a dettare le leggi, e i ritmi, di questo titolo. Se quindi non vi ritrovate a vostro agio in questo ambiente, il titolo non farà nulla per farvi cambiare opinione. 

The Blair (S)Witch Project

Entrando nel merito del versante tecnico di questo porting per Nintendo Switch di Blair Witch, possiamo dirvi che, a differenza delle controparti per hardware casalingo, ci attestiamo su livelli sufficienti e nulla più. Il frame rate rimane ancorato a 30 fps per tutta l’avventura, anche se a volte si percepiscono delle lievi scattosità muovendo rapidamente la visuale, e la risoluzione variabile non riesce mai a offrire un’immagine d’insieme che faccia urlare al miracolo, attestandosi semplicemente su una “pomposa” sufficienza. La differenza in termini di dettagli a schermo, rispetto alle versioni più performanti, è notevole ma se non ci si mette a fare una comparativa 1:1 con i fratelli maggiori, non accade praticamente mai di avere la sensazione di trovarsi di fronte a una produzione tecnicamente “arretrata”, complici anche la poca dinamicità dell’avventura, l’ottima recitazione degli attori e una buona localizzazione dei testi in Italiano che permettono un’immersione totale nella narrazione degli eventi.

Fonte: tomshw.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *