Arriva a Roma la tenda di Google e i Glass fanno scalpore

Arriva a Roma la tenda di Google e i Glass fanno scalpore

Il 4 luglio 2013, a Roma, all’Aventino, all’Aranciera di San Sisto, si è aperta la grande tenda di Google. Il format si chiamava Google Tent, era itinerante e quella fu la prima, forse l’ultima edizione italiana.  Me la ricordo bene perché mi avevano chiamato a presentarla e in scaletta, assieme al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray e al sottosegretario all’editoria Giovanni Legnini, c’era due miei idoli: Vint Cerf, autore con Bob Khan del protocollo TCP/Ip che fa funzionare Internet dal 1973; e Jeff Jarvis, forse la massima autorità in tema di giornalismo digitale. Con Vint Cerf avevamo in programma una fire side chat, in pratica stavamo seduti uno accanto all’altro a chattare, chiacchierare, davanti a tutti. Ricordo di avergli chiesto come si sentiva ad essere considerato il padre di Internet e lui rispose: “La verità è che Internet ha molti padri e nessuna madre”. E lo disse con quel suo fare sornione, allegro che da allora ho imparato ad apprezzare nei tanti incontri che avemmo in seguito. Con Jeff Jarvis (qui intervistato da Repubblica) facemmo una specie di duetto: erano appena stati lanciati i Google Glass, gli occhiali con la realtà aumentata che per diversi anni sembrava che dovessero cambiare il mondo e invece no, fino a quando non sono stati ritirati dal mercato consumer. Jeff Jarvis ci impressionò tutti manovrandoli con la voce, come in effetti si doveva fare e poi ci provai anche io. Non mi ritrovo quella foto, ma in compenso il mio smartphone ha conservato la foto di Vint Cerf che con pazienza mostra la maglietta che avevo fatto per celebrare un piccolo libro che avevo appena pubblicato. “Cambiamo tutto!”, diceva, “perché quelli che vogliono cambiare il mondo non aspettano. Lo fanno”. Erano bei tempi, una frase che solo a scriverla mi vengono le bolle. Ma era così. Eppure già allora si vedeva che qualcosa non andava: era appena esploso il Datagate, lo scandalo della sorveglianza di massa svelata da Edward Snowden, e Google per la prima volta era sulla difensiva. Il sottosegretario all’editoria auspicò più volte un accordo fra Google e gli editori sulla divisione degli introiti delle news fruite online: incredibile come a volte il tempo sembri immobile.

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