Apple, rivoluzione per il Mac: arriva il nuovo processore M1. La Mela vuole il primato dei chip


Da Intel ad Apple Silicon. La serie dei chip Axx utilizzati su iOS è al momento la combinazione hardware/software più performante sul mercato mobile, attirano gli sviluppatori delle applicazioni più innovative, che arricchiscono la piattaforma e l’esperienza d’uso. Ed è questo scenario che Apple punta a ricreare anche sui computer. Con una differenza: sono passati 15 anni, la “transizione” software sarà molto meno complicata rispetto a PowerPC-Intel, e la Mela ha già oltre dieci anni di esperienza con i suoi chip, l’ultimo dei quali, A14 Bionic, fa “vivere” gli iPhone 12 e l’iPad Air. Questo cambiamento radicale significa una cosa su tutte: MacOS e iOS diventano sostanzialmente una sola entità: le app iOS funzioneranno su Mac – sempre che gli sviluppatori decidano di pubblicarle anche sullo store del Mac oltre che sull’App Store di iPhone e iPad, ma tecnicamente non ci sono impedimenti – e questo significa decine di migliaia di applicazioni, con parecchie note eccellenze, potranno facilmente arrivare agli utenti dei Mac con chip Apple Silicon.
L’introduzione della nuova linea di chip arriva quindi con tre nuovi Mac, un Macbook Pro e un Macbook Air. Il Macbook Air e il Mac Mini svelati oggi sono esteticamente identici agli attuali ma dentro cambia tutto: il Mac on M1 è “più veloce del 98% dei laptop Pc attualmente in commercio”, dice Apple, e le slide mostrate sono calibrate su una comparazione con un chipset Tiger Lake, e piene di moltiplicatori: Cpu 3.5 volte più veloce, 6 per la Gpu. Caratteristiche abbinate ad una efficienza energetica che se si rivelerà pari a quanto annunciato, farà la differenza sul mercato. E poi arriva il “capo”: il primo Macbook Pro con M1, “tre volte più veloce del notebook Pc più veloce” dice Apple, enfasi sulle capacità del Neural Engine che potenzia le capacità di machine learning e quindi intelligenza artificiale. Per ora, il Pro M1 è solo in versione 13 pollici e curiosamente questo modello top perde due porte Thunderbolt 3 (resta in listino il modello Intel, che ne ha quattro), ma le due che rimangono sono Usb 4, il prossimo standard dopo Usb-C. Air, Mini e Pro hanno tutti esattamente lo stesso chip, con la stessa Gpu e frequenza di clock. Nel Pro c’è però un core grafico in più (8 in tutto) e un sistema di raffreddamento che però ottimizza ulteriormente le performance, spiega Apple, e può sostenere lavori intensi a lungo. L’Air invece è completamente fanless, e sostituisce in listino il modello di appena qualche mese fa. Notizia tra le notizie, i prezzi calano: Il Macbook Pro parte da 1459 euro, l’Air da 1159 e il Mini da 819. Arrivano il 17 novembre, ma sono preordinabili già da oggi.
Insomma dalle architetture Axx, M1 prende tutto, compresa la Secure Enclave, la zona inaccessibile del chip che custodisce dati e informazioni sensibili. Appena possibile li proveremo con le app dalle richieste più intense e vi sapremo dire. Quello che è certo è che Apple ha calato il suo jolly e sopra la carta c’è scritto M1, una sfida aperta ai grandi chipmaker del mondo, che si poggia su un ecosistema decennale e solido e su una già compiuta ottimizzazione tra performance e consumi. L’addio a Intel comunque non sarà immediato: ci sono milioni di utenti Mac nel mondo da supportare e accompagnare nel processo di transizione. Anche perché quello che Apple ha svelato oggi è l’inizio di un processo generazionale che inevitabilmente ridefinirà il mercato della tecnologia, e in cui d fatto iOS e MacOS diventano un unico grande ecosistema.