2,1 milioni alla lampada anti-Covid testata in Italia. Come funziona Biovitae

2,1 milioni alla lampada anti-Covid testata in Italia. Come funziona Biovitae

Una lampadina capace di neutralizzare il Sars-Cov-2. La luce come alleato naturale per arginare i contagi da coronavirus e per proteggere dalle pandemie future. Più che una sfida sembra un obiettivo raggiunto quello di Biovitae, brevetto di proprietà di Nextsense, società italiana con sede a Salerno. Testata dai laboratori militari dell’esercito italiano, tedesco e svedese, Biovitae è una lampada brevettata nel 2016 con l’obiettivo di contrastare le infezioni batteriche. “Un brevetto unico al mondo”, dice a Italian Tech il presidente della società, Mauro Pantaleo.

L’azienda ha da poco chiuso un round di investimento da 2,1 milioni di euro con Azimut e Ulixes Capital. Soldi che serviranno a irrobustire la fase di produzione e commercializzazione del prodotto. Le lampade di Biovitae vengono prodotte in Germania, a Eichstatt, vicino Monaco, in un ex stabilimento del produttore di lampadine tedesco Osram. “Il nostro modello è la vendita di licenze. Vendiamo la licenza a dei distributori che a loro volta vendono le nostre lampadine in altri mercati. Al momento abbiamo accordi con la Germania, l’Austria, la Malesia, l’Indonesia, le Filippine, Singapore, l’India”, racconta Pantaleo. E l’Italia ovviamente. Dove tutto è nato sei anni fa, prima del Covid-19. Ma la pandemia ha acceso sull’azienda i riflettori degli investitori. 

I test dei laboratori militari

La tecnologia, spiega Pantaleo, è stata sviluppata con il dipartimento scientifico militare, i Laboratori del Celio: “Una vera eccellenza italiana”, spiega, “forse non troppo nota ma è di fatto capofila dei network di sicurezza militare”.  Biovitae, ragiona il manager, parte da un principio: i vaccini hanno dato un contributo fondamentale per limitare le conseguenze gravi della malattia e la mortalità, ma se non si comincia a vivere in ambienti microbiologicamente sani e sicuri, gli effetti sociali della pandemia non finiranno mai.

Un principio che la cronaca di queste settimane sembra confermare, data la nuova ondata di contagi che sta facendo risalire la curva epidemica un po’ ovunque in Italia. Per arginare i virus, è sicuro Pantaleo, non si può solo pensare a sanificare gli ambienti con agenti chimici. “Facciamo male a noi stessi, perché i batteri sono parte fondamentale anche della nostra vita, e inquiniamo il pianeta”. L’alternativa sarebbe trovare un metodo per effettuare quella che chiama “la sanificazione continua”. Continua come la luce prodotta da una lampadina. Una luce particolare, in realtà. 

Come funziona la lampadina anti Covid

“Gli inventori di questo brevetto, Rosario Valles e Carmelo Cantiere, hanno creato un dispositivo che sintetizza le frequenze dello spettro visivo in un picco di frequenza. Un po’ come se fosse la punta di una piramide, alla cui base c’è tutta la banda da 400 a 420 nanometri”, spiega Pantaleo. Valles è un medico, Cantiere un’ingegnere che da Oxford è tornato in Italia per creare l’azienda.

In pratica, quella fascia di luce vicina ai raggi ultravioletti, ma non entra nello spettro dannoso per gli uomini. Eppure è abbastanza efficace da liberare gli ambienti da batteri, funghi e virus. Anche il Sars-Cov-2, il virus che porta alla malattia Covid-19. “Lo hanno testato tre diversi dipartimenti militari e l’università La Sapienza. Sulla sua efficacia non ci sono dubbi. E’ certificato che le nostre lampade creano un ambiente sano dal punto di vista biologico, ma che non crea danno al nostro sistema immunitario, che non potrebbe vivere in un ambiente sterile”, aggiunge Pantaleo. 

Lo sviluppo delle partnership industriali

Poco prima della pandemia, le lampade di Biovitae sono state istallate nei reparti del pronto soccorso dell’aeroporto di Fiumicino. Poi la crisi ha rallentato il piano di applicazione di queste lampade. Ma è stata anche occasione per testare l’efficacia di quella tecnologia sui virus.

Test superati, dicono dall’azienda. Ma allora perché soluzioni come quelle di Biovitae non sono applicate già su larga scala? “Davvero non lo so”, risponde Pantaleo. “Ma posso dire che dati i rischi di doverci trovare ancora di fronte a nuove pandemie, questa potrebbe essere la luce del futuro. Può essere ovunque. Dagli ambienti ai mezzi di trasporto. Abbiamo chiuso accordi con diversi partner industriali e aziende dei trasporti, come Fincantieri e diverse aziende dell’automotive. Questa luce non purifica solo l’aria dai batteri e dai virus, ma anche le superfici. Ha un potenziale di applicazione potenzialmente infinito”.

2,1 milioni in finaziamenti per produrre le lampade sono un primo investimento, ma di taglio già piuttosto grosso rispetto alla media di quanto sono capaci di raccogliere in Italia le startup che si occupano di nuove tecnologie. Che la sfida dei virus nel lungo periodo possa essere vinta da una lampadina è uno scenario affascinante, ma al momento difficile da immaginare. Ma un modo per riuscire a convivere col virus, con i virus, è un’urgenza che non può essere ignorata.

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